Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/225

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sentire per questa deitá la perpetuitá di questo effetto, il quale tanto dobbiam credere che debba durare quanto i cieli dureranno e produceranno gli effetti li quali producer veggiamo. Ora che che io m’abbia detto intorno a questa fortuna, intendo che, in questo e in ogn’altra cosa, sempre sia alla veritá riservato il luogo suo.] [Lez. xxviii] «Or discendiamo ornai a maggior pièta», ecc. Qui comincia la seconda parte del presente canto, nella quale l’autore fa tre cose: prima dimostra come discendesse nel quinto cerchio dello ’nferno, dove dice trovò la padule chiamata Stige; nella seconda dimostra in questo quinto cerchio esser tormentati due spezie di peccatori: iracondi e accidiosi; nella terza scrive come per lo cerchio medesimo procedesse avanti. La seconda comincia quivi: «Ed io, che di mirar»; la terza quivi: «Cosi girammo».

Dice adunque: «Or discendiamo ornai»; quasi dica: assai abbiamo ragionato della fortuna, e però discendiamo «a maggior pièta», cioè a maggior dolore. E mostra la cagione, per la quale il sollecita allo scendere, dicendo: «Giá ogni stella scende, che saliva Quando mi mossi». Nelle quali parole l’autore discrive che ora era della notte, e mostra che egli era passata mezza notte; percioché ogni stella, la quale sovra l’orizzonte orientale della regione cominciava a salire in su il farsi sera (come era quando si mossono, ed egli stesso il dimostra, dicendo: «Lo giorno se n’andava»), era salita infino al cerchio della mezza notte, donde, poiché pervenute vi sono, cominciano, secondando il cielo il suo girare, a discendere verso l’orizzonte occidentale. E, fatta questa discrizion dell’ora della notte, quasi per quella voglia dire aver mostrato loro essere stati molto, subgiugne la seconda cagione per la quale il sollecita a discendere, dicendo: «e ’l troppo star si vieta», cioè m’è proibito da Dio, per lo mandato del quale io vengo teco. «Noi ricidemmo il cerchio», cioè pel mezzo passammo, e andammone «all’altra riva», cioè alla parte opposita: e quivi pervennero «Sovr’una fonte che bolle», per divina arte, «e riversa», l’acqua cosí bogliente, «Per un fossato che da lei