Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/226

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deriva», cioè si fa dell’acqua che essa fonte riversa. «L’acqua», la qual questa fonte riversa, «era buia», cioè oscura, «assai», vie, «piú che persa». È il perso un colore assai propinquo al nero, e perciò, se questa acqua era piú oscura che il color perso, séguita che ella doveva esser nerissima. [Pigliano Tacque i colori, i sapori, i calori e l’altre qualitá nel ventre della terra: ut «pontica», quasi nera per lo luogo che ha a dar quel colore; «altheana», quasi lattea, perché passa per luoghi piombosi; l’olio petroio d’Allacone, Tacque di Volterra, Tacque d’Ambra, l’acqua da Santa Lucia di Napoli.] «E noi», Virgilio e io, «in compagnia dell’onde bige», cioè lunghesso Tacque bigie, come i compagni vanno l’uno lunghesso l’altro per un cammino (e chiama quest’acqua oscura e nera «bigia», non volendo però per questo vocabolo mostrarla men nera, ma, largamente parlando, lo ’ntende per nero); e cosí, andando con queste onde bigie, «Entrammo giú», discendendo, «per una via diversa», cioè malvagia.

Poi segue: «Una palude fa, c’ha nome Stige, Questo tristo ruscel»; e vuoisi questa lettera cosí ordinare: «Questo tristo ruscel», cioè rivicello, «fa una palude», ragunandosi in alcuna parte concava del luogo, donde l’acqua non aveva cosí tosto l’uscita, «c’ha nome Stige». E quinci dice: quando questo ruscello fa la palude, cioè «quando è disceso», correndo, «Al piè delle malvage piagge grige», le quali in quel cerchio sono. [Di questa padule chiamata Stige molte cose si scrivono da’ poeti, la quale essi dicono essere una padule infernale, ed essere stata figliuola del fiume chiamato Acheronte e della Terra. E, secondo che dice Alberigo nella sua Poetria, questa Stige fu nutrice e albergatrice degli iddii del cielo, e per essa giurano essi iddii, e non ardiscono, quando per lei giurano, spergiurarsi, si come dice Virgilio: ... Stigiamque paludem, dii cuius iurare timent et Jaltere numeri, ecc. E la cagione per la quale essi temono, giurando per Stige, di spergiurarsi, è per paura della pena, la quale è che quale iddio,