Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/246

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% nostro, accioché alcuno bisogno non ne costringa a dimandar l’altrui, o a fare altra cosa che piú disonesta fosse che l’avere ben guardato il suo. E di questi cotali sono alcuni piú da riprendere che alcuni altri; si come noi veggiamo spesse volte avvenire che alcuno per ereditá diverrá abbondante, senza avere in ciò alcuna fatica durata, e nondimeno sará piú tenace che se per sua industria o procaccio ricco divenuto fosse: il che, oltre al vizio, pare una cosa mirabile, percioché in loro non dovrebbe avvenir quello che in coloro avviene, li quali con suo grandissimo affanno hanno ragunato quello che essi poi con sollecitudine guardano; e ciascuno naturalmente, secondo che dice Aristotile, ama le sue opere piú che l’altrui, come i padri i figliuoli e i poeti i versi loro. E di questi medesimi si posson dire essere i cherici, ne’ quali è questo peccato tanto piú vituperevole, quanto con men difficultá l’ampissime entrate posseggono, non di loro patrimonio, non di loro acquisto pervenute loro; e, oltre a ciò, con men ragione le ritengono, percioché i loro esercizi deono essere intorno alle cose divine, all’opere della misericordia e di ciascuna altra pietosa cosa: deono stare in orazione, digiunare, sobriamente vivere, e dar di sé buono esemplo agli altri in disprezzare le cose temporali e ’l mondo, e seguire con povertá le vestigie di Cristo, accioché, bene adoperando, appaiano le loro opere esser conformi alla dottrina. Le quali cose come essi le fanno, Iddio il vede. È, appresso, questo vizio meno abbominevole in una etá che in un’altra, percioché l’essere un giovane avaro, senza dubbio non riceve scusa alcuna, percioché l’etá del giovane è di sua natura liberale, si come quella che si vede forte e atante ne’ bisogni sopravvegnenti, ed è piena di mille speranze e d’altrettanti aiuti, e molte vie o vede o le par vedere da potere risarcire quello che speso fosse, o d’acquistar di nuovo; il che ne’ vecchi non puote avvenire, percioché essi, li quali il piú sono astuti e avveduti, non si veggono, procedendo avanti nel tempo, rimanere alcuno aiuto né amico, se non le sustanze temporali; e in contrario si veggono ogni di pieni di bisogni nuovi e inopinati, e similmente s’accorgono che, essendo essi