Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/259

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al suo uficio talvolta molto impedita; dal quale impedimento seguita la debolezza e il diminuimento delle virtú vitali: e cosí, mentre che l’iracundo con tutto il suo disiderio sta inteso a doversi dell’ingiuria ricevuta vendicare, offende piú se medesimo che ’1 nemico. E cosí ancora per li piedi dobbiamo intender le affezioni di qualunque persona; percioché, si come i piedi portano il corpo, cosí l’affezioni menano l’animo e son guida di quello: e percioché tutte le affezioni dell’iracundo sono pronte e inchinevoli a dover nuocere a colui o a coloro contro a’ quali è adirato, dice qui l’autore gl’iracundi co’ piedi offendersi. 11 troncarsi coi denti le carni e levarsele con essi a pezzo a pezzo è efficacissima dimostrazione di quanta potenzia sia l’impeto di questo vizio, poiché non solamente offusca l’intelletto e la ragione nell’adirato, ma ancora il priva del senso corporale. Il che se non fosse, basterebbe all’adirato l’aversi morso una sol volta; percioché il dolore ricevuto di quella il farebbe rimanere di piú volte mordersi; dove noi possiamo avere udito e veduto essere stati alcuni di tanta e si furiosa ira accesi, che in se medesimi, non potendo quel che disiderano, come cani rabbiosi rivoltisi, co’ denti troncarsi le proprie carni delle mani e delle braccia, e poi sputarle. E questo medesimo ancora sono stati di quegli che, avendone il destro, hanno adoperato nelle persone state odiate da loro: si come ne scrive Stazio, nel suo Thebaidos, di Tideo, amico di Polinice, il quale, sentendosi essere stato fedito a morte da uno chiamato Menalippo, con furia domandò d’averlo, e ultimamente, non senza gran zuffa e morte di molti, essendo stato Menalippo nel mezzo della battaglia preso e menato dinanzi da lui, al quale poca vita restava, come un cane rabbiosamente co’ denti gli si gittò addosso, e in questo bestiale atto, piú che umano, mori egli e uccise il nemico.

L’essere in quella padule fitti, la qual dice calda, nera e nebulosa e piena di loto, assai ben si può comprendere la tristizia esser causativa dell’ira; percioché, se quelle cose che avvengono, delle quali l’uomo s’adira, se esse non ci