Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/75

Da Wikisource.

postosegli davanti al sole, e offerendosi a lui se alcuna cosa volesse, gli rispose che quello, che egli voleva da lui, era che egli si levasse dal sole e non gli togliesse quello che dare non gli potea. Similmente aveva Dionisio, tiranno di Siragusa, molto cercato d’averlo, né mai venir fatto gli era potuto; per che, essendo Diogene andato in Cecilia a considerare l’incendio di Mongibello, avvenne che, lavando lattughe salvatiche ad una fonte presso a Siragusa per mangiatesi, passò un filosofo chiamato Aristippo, al quale Dionisio facea molto onore, e, veggendo Diogene gli disse: — Se tu volessi, Diogene, credere a Dionisio, non ti bisognerebbe al presente lavare coteste lattughe; — quasi volesse dire: — Tu averesti de’ fanti e de’ servidori, che te le laverebbono. — A cui Diogene subitamente rispose: — Aristippo, se tu volessi lavar delle lattughe come fo io, non ti bisognerebbe di lusingar Dionisio. — Altra volta, essendo per avventura menato da un ricchissimo uomo, il quale aveva il viso turpissimo, a vedere una sua bella casa, la quale era ornatissima di dipinture e d’oro e d’altre care cose, e non che le mura e’ palchi, ma eziandio il pavimento di quella; volendo Diogene sputare, s’accostò a colui che menato l’aveva e sputògli nel viso. Per che quegli, che presenti erano, dissero: — Perché hai tu fatto cosí, Diogene? — A’quali Diogene prestamente rispose: — Percioché io non vedeva in questa casa parte alcuna cosí vile, come quella nella quale sputato ho. — Oltre a ciò, secondo che Seneca racconta nel terzo libro dell ’Ira, avvenne che, leggendo Diogene del vizio dell’ira, un giovane gli sputò nel viso. Di che Diogene prudentemente e con pazienza portando l’ingiuria, niun’altra cosa disse, se non: — Io non m’adiro, ma io dubito se sará bisogno o no d’adirarsi. — Di che questo medesimo, tiratosi in bocca uno sputo ben grasso, nel mezzo della fronte da capo gliele sputò. Il quale sputo poi che Diogene ebbe forbito, disse: — Per certo coloro, che dicono che tu non hai bocca, sono fieramente ingannati. — Fu, secondo che Aulo Gellio scrive in primo libro Noctium Atticarum, Diogene una volta preso: e, volendolo colui, che preso l’aveva, vendere, venne un per comperarlo e dimandollo di che cosa sapeva servire. Al quale