Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/88

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quelle, essere parole scritte da san Paolo, le quali, bene intese, assai chiaro mi pare dimostrino san Paolo lui aver per cristiano. E se esso fu cristiano e di continentissima e santa vita, perché tra’ dannati annoverar si debba non veggio: senza che, a confermazion di questa mia pietosa opinione, vengono le parole scritte di lui da san Girolamo in libro Virorum illustrium, nel quale scrive cosí: «Lucius Annaeus Seneca Cordubensis, Focionis stoici discipulus, et patruus Lucani poétae, continenlissimae vitae fuit, quem non ponerem in chatalogo sanctorum, nisi me Ulne epislolae provocarent, quae leguntur a plurimis Pauli ad Senecam et Senecae ad Paulum, in quibus, cum essel Neronis magister, et illius temporis potentissimus, optare se dicit eius esse loci apud suos, cuius sii Paulus apud Christianos. Hic ante biennium, quam Petrus et Paulus coronarentur martyrio, a Nerone interfectus est». [E, oltre a questo, mi sospigne alquanto a sperar bene della sua salute, quasi l’ultimo atto della vita sua, quando, entrando nel piú caldo bagno, disse sé sacrificare quella acqua a Giove liberatore; parendomi queste parole potersi con questo sentimento intendere: che esso, il quale, quantunque il battesimo della fede avesse, il quale i nostri santi chiamano «flaminis», non essendo rigenerato secondo il comune uso de’ cristiani nel battesimo dell’acqua e dello Spirito santo, quell’acqua in fonte battesimale consegrasse a Giove liberatore, cioè a Iesu Cristo, il quale veramente fu liberatore dell’umana generazione nella sua morte e nella resurrezione. Né osta il nome di Giove, il quale altra volta è stato mostrato ottimamente convenirsi a Dio: anzi a lui e non ad alcuna creatura. E cosí consecratala, in questa essersi bagnato, e divenuto cristiano col sacramento visibile, come con la mente era. Ora di questo è a ciascuno licito quello crederne che gli pare.] [Lez. xvii] «Euclide geometra» ( supple) vidi. Euclide geometra, onde si fosse, né di che parenti disceso, non so; ma assai appare per Valerio Massimo, nel suo ottavo libro, capitolo dodici, lui essere stato contemporaneo di Platone, e, percioché insino ne’ nostri di è perseverata la fama sua, puote assai esser manifesto lui avere in geometria ogni altro filosofo trapassato. Esso adunque