Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/103

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come di sopra aveva fatto al Minotauro, dicendo: «Mal fu», per te, «la voglia tua sempre si tosta», — cioè frettolosa. «Poi mi tentò e disse: — Quegli», al quale io ho ora risposto, «è Nesso, Che mori per la bella Deianira, E fé’ di sé la vendetta egli stesso», — posciaché fu morto. [Fu questo Nesso, tra’centauri famosissimo, figliuolo d’Is* sione e d’una nuvola, come gli altri, ed essendo insieme co’ fratelli in Tessaglia alle nozze di Peritoo, con gli suoi insieme, riscaldati di vivanda e vino, volle tórre la moglie a Peritoo; alla difesa della quale si levò Teseo, amico di Peritoo, e un popolo il quale si chiamava lapiti, e ucciserne assai. Dalla qual zuffa fuggendo pauroso Nesso, gli disse un de’ suoi compagni, chiamato Astilo, il quale sapeva vaticinare: — Nesso, non ti bisogna cosi frettolosamente fuggire, percioché la tua morte è riservata da’ fati alle mani d’Ercule. — Per la qual cosa egli se n’andò in Calidonia, e quivi allato ad un fiume chiamato Eveno abitando, amò Deianira, figliuola del re Oeneo di Calidonia. La quale, come appresso si dirá, essendo divenuta moglie d’Èrcole, ed Ercule con lei insieme tornandosi verso la patria, trovarono per le piove fieramente cresciuto questo fiume Eveno; e vedendolo Nesso star sospeso per Deianira, pensò che tempo gli fosse prestato a dover potere avere il disiderio suo di Deianira; e fattosi avanti, quasi pronto a’servigi d’Ercule, disse: — Ercule, dove tu creda poter notando passare il fiume, io, dove ti piaccia, sopra la groppa mia ti passerò bene e salvamente di lá Deianira. — Alla qual profferta Ercule fu contento, Per la qual cosa, notando Ercule, Nesso con Deianira velocemente passò il fiume, e cominciò velocissimamente a fuggir con essa; per la qual cosa Ercule turbato, e pervenuto all’altra riva, non correndo, ma con una delle sue saette il seguitò e ferillo. Laonde Nesso, sentendosi ferito mortalmente, percioché sapea le saette d’Ercule tutte essere intinte nel sangue della idra, la quale uccisa avea, e cosi essere velenosissime, pensò in vendetta della sua morte subitamente una strana malizia; e spogliatasi la camiscia, la quale giá era sanguinosa tutta del sangue avvelenato uscito della sua piaga, disse: — Deianira, io non ho al presente