Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/110

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caldo di vino e di vivanda, ne’ conviti e altrove molti fece uccidere: per le quali colpe si puote assai convenientemente credere l’autore aver voluto s’intenda lui in questo ardentissimo sangue esser dannato. «E Dionisio fèro, Che fe’ Cicilia aver dolorosi anni». Furono, secondo che Giustino scrive, due Dionisi, l’un padre e l’altro figliuolo, e ciascun fu pessimo uomo; né appar qui di quale l’autor si voglia dire: e però direm di ciascuno quello che scritto se ne truova. Fu adunque, secondo che Tullio scrive nel quinto libro De quaestionibus Tusculanis, il primo Dionisio nato di buoni e d’onesti parenti, e similmente d’onesto luogo di Seragusa di Cicilia, del quale essendo la madre gravida, vide nel sonno che ella partoriva un satirisco; perche ricorsa al consiglio degl’interpetratori de’ sogni, le fu risposto che ella partorirebbe uno il quale sarebbe chiarissimo e potentissimo uomo, oltre a ciascun altro del sangue greco. E avanti che costui, nato e giá d’etá di venticinque anni, occupasse il dominio di Siragusa e di tutta Cicilia, parve nel sonno ad una nobile donna siragusana, chiamata Imera, essere trasportata in cielo, e che le fossero quivi mostrate tutte le stanze degl’iddii, le quali mentre riguardando andava, le parve vedere appiè del solio di Giove un uomo di pelo rosso e litiginoso, legato con fortissime catene. Per la qual cosa ella domandò un giovane, il quale le pareva aver per dimostratore delle cose celestiali, chi colui fosse; dal quale le parve le fosse risposto colui essere crudelissima morte di Cicilia e d’Italia, e, come egli fosse sciolto, sarebbe disfacimento di molte cittá. II qual sogno la donna il di seguente in publico disse a molte persone. Ma poi in processo di tempo, quasi come se liberato fosse dalle catene, e ricevuto Dionisio in signore de’ siracusani, e tutti i cittadini a vederlo nella cittá venir corressono, come si suole a cosi fatti avvenimenti; Imera similmente v’andò, e tantosto che ella il vide, altamente disse: —Questi è colui, il quale io vidi legato a’ piedi di Giove; — il che poi, da Dionisio risaputo, le fu cagione di morte. E cosi avendo per la pestilenzia, la quale aveva gli eserciti dei cartaginesi del tutto