Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/131

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per lo sangue e per la miseria de’ sudditi signoreggia; il re con ogn’ ingegno e vigilanza cerca l’accrescimento de’ suoi fedeli, e il tiranno per lo disertamento altrui procura d’accrescere se medesimo; il re si riposa nel seno de’ suoi amici, e il tiranno, cacciati da sé gli amici e i fratelli e’parenti, pone l’anima sua nelle mani de’ masnadieri e degli scellerati uomini. Per le quali cose, si come apparisce, diversissimi sono intra sé questi due nomi e gli effetti di quegli; e perciò il re meritamente si può intendere per l’aere splendido, ed essere con lui congiunta alcuna stabilitá, se alcuna cosa si può dire stabile fra queste cose caduche; dove il tiranno, per rispetto della reai chiaritá, si può dir nuvola, alla quale niuna stabilitá è congiunta, e perciò ancora che agevolmente si risolve, o dal furore de’ sudditi o dalla negligenza degli amici.] [Premesse adunque queste cose, leggermente quello che i poeti nella finzion della favola d’Issione si potrá vedere. Dice la favola che Issione fu assunto in cielo: nel qual noi allora ci possiam dire essere ricevuti, quando noi con l’animo contempliamo le cose eccelse, si come sono le porpore e le corone de’ re, gli splendori egregi, la esimia gloria, la non vinta potenza e i comodi de’ re, li quali, secondo il giudicio degli stolti, sono infiniti; né indebitamente paiono fatti segretari di Giove e di Giunone, quando quello, che a loro appartiene, noi con presuntuoso animo riguardiamo; e allora siamo tirati nel disiderio di giacere con Giunone, quando noi estimiamo queste preeminenze reali essere altro che elle non sono; e allora Issione richiede Giunone di giacer seco, quando, non procedente alcuna ragione, il privato uomo ogni sua forza dispone per essere d’alcuno regno signore. Ma che avviene a questo cotale? È apposta allora la nuvola, avente la similitudine di Giunone: del congiugnimento de’ quali incontanente nascono i centauri, li quali furono uomini d’arme, di superbo animo e senza alcuna temperanza, e inchinevoli ad ogni male, si come noi veggiamo essere i masnadieri e’ soldati e gli altri ministri delle scellerate cose, alle forze e alla fede de’ quali incontanente ricorre colui il quale tirannescamente occupa alcun paese.]