Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/137

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sicuri come le selve; o barinogli in odio, in quanto talvolta, uscendo delle selve, e vegnendo ne’ luoghi colti, tutti gli guastano, come massimamente fanno i cinghiari. E dice «tra Cecina e Corneto», percioché tra queste due ha d’oscure e pericolose selve e solitudini, e massimamente sopra un braccio d’Appennino, il quale si stende verso il mezzodi insino nel mare Tireno, il quale i moderni chiamano il monte Argentale, nel quale appare che giá in assai parti abitato fosse, ove del tutto è oggi quasi abbandonato. E non solamente in questo monte, ma per le pianure tra’ due predetti termini poste, ha selve antiche e spaventevoli, nelle quali dice l’autore non essere «si aspri sterpi», percioché sono spinosi come sono i pruni, e altre piante ancora piú pericolose ch’e’ pruni: e i due termini, tra’ quali dice esser queste selve cosi orribili, sono Cecina e Corneto. È Cecina un fiume di non gran fatto, il qual corre a piè o vicino di Volterra, dal qual pare si cominci quella parte di Maremma che piú è salvatica; e l’altro è Corneto, il quale è un castello alla marina, non molte miglia lontano a Viterbo, il quale alcun credono che giá fosse chiamato Corito, e fosse la cittá del padre di Dardano, re di Troia. Appresso, mostrata l’una cosa, per la quale ne vuol dare ad intendere il bosco, nel quale entrato è, essere oscuro e malagevole, ne mostra l’altra, quella discrivendo dalla qualitá degli uccelli che in esso fanno i lor nidi; e dice: «Quivi», cioè in quel bosco, «le brutte arpie lor nido fanno»; e, accioché d’altra spezie d’uccelli non intendessimo, ne scrive di quali arpie voglia dire, e dice esser di quelle «Che cacciár delle Strofade i troiani Con tristo annunzio di futuro danno». E, accioché meglio per la lor forma conosciute sieno, discrive come sien fatte, dicendo che queste arpie «Ale hanno late, e colli e visi umani, Piè con artigli e pennuto ’l gran ventre; Fanno lamenti in su gli alberi strani», di quel bosco, li quali chiama «strani», percioché son d’altra forma che i nostri dimestichi, come di sopra è dimostrato.

Ma, avanti che piú si proceda, è da vedere quel che voglia dire che i troiani fossero cacciati da questi uccelli delle Strofade.