Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/146

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petto dello invidioso, non luce mai sole, né vi spira alcun vento, cioè non v’entra mai alcuna cognizione di veritá, né buon consiglio, né parole salutifere d’alcuno, ma sempre è pieno di tristizia, ed è freddissimo, si come quello nel quale stare non può alcun caldo di caritá. E in quanto dice i suoi cibi essere carni di vipere, dobbiamo intendere la crudeltá de’ suoi pensieri e de’ suoi divisi appetiti, de’quali, miseramente aspettando, esso pasce la dolorosa anima.] [Poi dice questa invidia andar con pigro passo: per la qual cosa possiam comprendere il peso e la gravezza del vizio opprimere tanto colui che compreso n’ è, che ad ogni altro movimento, che a quel solo al quale il tira il corrotto appetito, esso sia tardo e lento; e che esso sia palido e magro, assai convenientemente è detto, a dimostrare quanta sia la forza della passione, la quale dentro l’affligge, in tanto che, dando impedimento alla virtú nutritiva, causa la pallidezza e la magrezza.] [E, in quanto scrive la invidia in parte alcuna non guarda diritto, ne dimostra il giudicio dello ’nvidioso esser perverso, e contro ad ogni ragione e dirittura; e l’avere essa i denti rugginosi, ne dichiara il rado uso che allo ’nvidioso pare avere nel poter divorare coloro alli quali porta invidia, quantunque egli in continuo esercizio ne sia; e l’avere il petto verde per lo fiele, il quale è abitacolo dell’ira, ci si dichiara mai nel petto dello ’nvidioso seccarsi o venir meno, ma sempre vivere e starvi verde l’iracundia, la qual sempre, si come offeso dall’altrui felicitá, lo stimola a vendetta, e al disfacimento di colui a cui invidia porta; e cosi ancora avere la lingua sempre bagnata di veleno, dobbiam comprendere il continuo esercizio dello ’nvidioso, il quale, dove con altro offender non può, non si vede mai stanco di raccontar cose nocive e di seminare scandolo. Oltre a tutto questo, non ride mai lo ’nvidioso, se egli non ride del danno altrui, e sempre vegghia, e sta attento ad ogni cosa colla quale nuocer potesse, con grandissimo suo dolore vedendo coloro alli quali invidia porta e i lieti avvenimenti degli uomini.]