Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/155

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rotti e sconfitti; e nondimeno, potendosene a salvamento venir ] ano, ricordandosi del suo misero stato e parendogli gravissima cosa a sostener la povertá, si come a colui che era uso d’esser ricchissimo, si mise in fra’ nemici, fra’ quali, come esso per avventura disiderava, fu ucciso. E perciò, in modo di rimproverare, gridava quell’altro spirito le sue gambe, cioè il suo corso, cosi presto, cioè veloce, alle giostre dal Toppo, cioè agli scontri delle lance, dalle quali fuggito non s’era, potendo; volendo in questo ricordargli la cagione la quale il fece tardo al fuggire, cioè la sua misera ed estrema povertá, nella quale per sua bestialitá era venuto. E, percioché egli non fu prodigo, ma gittatore e dissipatore del suo, il discrive l’autore in questo luogo. «E poiché forse gli falba la lena», cioè a questo spirito, che gridava rimproverando a Lano e la morte e, per conseguente, la cagione della morte sua; «Di sé e d’un cespuglio», nato d’una di quelle anime, «fece un groppo», cioè un nodo, forse sperando per quello non doverlo di quivi poter muovere le cagne, le quali il seguivano. «Di dietro a loro», cioè a questi che fuggivano, «era la selva piena Di nere cagne, bramose e correnti, Come veltri ch’uscisser di catena. In quel che s’appiattò», cioè in questo secondo, che avea fatto un groppo di sé e d’un cespuglio, «miser li denti», quelle cagne, «E quel dilaceráro a brano a brano, Poi sen portár quelle membra dolenti», del dilacerato. «Presemi allor lo mio duca per mano, E», lasciato stare maestro Piero delle Vigne, «menommi al cespuglio», col quale colui s’era aggroppato, «che piangea, Per le rotture sanguinenti», fattegli nello schiantar de’rami, che avvenne nell’impeto delle cagne, «invano»: perciò dice che esso piagneva invano, percioché non dovea per lo pianto suo minuirgli la pena. E poi dimostra l’autore quello che questo spirito piagnendo diceva, cioè: — «O Giacomo — dicea — da Sant’Andrea»; cosi mostra che fosse nominato quello spirito, il quale le cagne avevano lacerato.

Fu adunque costui Giacomo della cappella di Santo Andrea di Padova, il quale rimase di maravigliosa ricchezza erede, e