Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/213

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avere acquistata cosa che insieme col corpo e col nome loro s’è morta e convertita in fummo, quasi non fosse stata.] [Ma a veder resta quello che della poesia si guadagni, la quale essi dicono non essere lucrativa, credendosi con questo vituperarla e farla in perpetuo abominevole. La poesia, la qual solamente a’ nobili ingegni se stessa concede, poiché con vigilante studio è appresa, non dirizza l’appetito ad alcuna ricchezza, anzi quelle, si come pericoloso e disonesto peso, fugge e rifiuta; e prestando diligente opera alle celestiali invenzioni ed esquisite composizioni, in quelle con ogni sua potenzia, che l’ha grandissima, si sforza di fare eterno il nome del suo divoto componitore. E, se eterno far noi puote, gli dá almeno per premio della sua fatica quella vita, della qual di sopra dicemmo, lunga per molti secoli, rendendolo celebre e splendido appo i valorosi uomini, si come noi possiamo manifestissimamente vedere e negli antichi e ancor ne’ moderni. E’ son passati oltre a duemila secento anni che Museo, Lino e Orfeo vissero famosi poeti; e, quantunque la lunghezza del tempo e la negligenzia degli uomini abbiano le loro composizioni lasciate perire, non hanno potuto per tutto ciò li loro nomi occultare né fare incogniti, anzi in quella gloriosa chiarezza perseverano, che essi, mentre corporalmente vivean, faceano. Omero, poverissimo uomo e di nazione umilissima, fu da questa in tanta sublimitá elevato, ed è sempre poi stato, che le piú notabili cittá di Grecia ebbero della sua origine quistione: i re, gl’imperadori, e’ sommi prencipi mondani hanno sempre il suo nome quasi quello d’una deitá onorato, e infino a’ nostri di persevera, con non piccola ammirazione di chi vede e legge i suoi volumi, la gloria della sua fama.] [Io lascerò stare i fulgidi nomi d’Euripide, d’Eschilo, di Simonide, di Sofocle e degli altri che fecioro nelle loro invenzioni tutta Grecia maravigliare, e ancor fanno; e similmente Ennio brundisino, Plauto sarsinate, Nevio, Terenzio, Orazio Fiacco, e gli altri latini poeti, li quali ancora nelle nostre memorie con laudevole ricordazion vivono; per non dire del divin poeta Virgilio, il cui ingegno fu di tanta eccellenzia, che, essendo egli