Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/233

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ragionamento per quegli conti, li quali son signori di quella Alpe, di volere assai presso di questo luogo, dove quest’acqua cade, si come in luogo molto comodo agli abitanti, fare un castello, e riducervi entro molte villate da torno di lor vassalli: poi mori colui che questo, piú che alcun degli altri, metteva innanzi, e cosi il ragionamento non ebbe effetto. E questo è quello che l’autor dice: «Ove dovea per mille», cioè per molti, «esser ricetto», cioè stanza e abitazione. «Cosi giú d’una ripa discoscesa, Trovammo risonar quell’acqua tinta», di quel fiumicello, e far si gran romore, «Si che ’n poca ora avria l’orecchia offesa», percioché ’l troppo romore, a chi non è uso, offende e noia l’udire. «Io avea una corda intorno cinta, E con essa pensai alcuna volta», quando egli era smarrito nella valle, «Prender la lonza alla pelle dipinta», quella bestia delle tre che ’l suo andare impediva. «Poscia che l’ebbi da me tutta sciolta», cioè scinta, «Si come ’l duca m’avea comandato», che io me la scignessi e dessigliele, «Porsila a lui aggroppata ed avvolta. Ond’e’ si volse ver’ lo destro lato, Ed alquanto di lungi dalla sponda», di quel fiumicello, «La gittò giú in quell’alto burrato», cioè in quel fiume, il qual chiama «burrato» per lo avviluppamento d’esso.

Per la qual cosa l’autor dice: — «Ei pur convien che novitá risponda — Dicea fra me medesmo», veggendo quel che Virgilio faceva, — «al nuovo cenno, Che ’l maestro con l’occhio si seconda», cioè segue: percioché Virgilio, gittata la corda, stava atteso con l’occhio sopra l’acqua, e questo faceva piú credere all’autore che novitá dovesse rispondere. «Ahi quanto cauti gli uomini esser denno», cioè deono, «Presso a color che non veggion pur l’opra», manifesta, «Ma per entro il pensier miran col senno!» In queste parole assai notabili, n’ammonisce l’autore e ricordane con quanto avvedimento ci convenga stare appresso a’savi uomini; conciosiacosaché essi non solamente giudicano delle nostre affezioni per le nostre evidenti opere, ma ancora con acuto e discreto pensiero spesse volte s’accorgono de’ nostri disidèri. E queste