Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/237

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CANTO DECIMOSETTIMO

[Lez. lx] — «Ecco la fiera con la coda aguzza», ecc. Il presente canto si continua col precedente assai evidentemente, in quanto nella fine del precedente ha dimostrato come, per lo segno fatto da Virgilio, vedesse sotto l’acqua una figura, la qual notando veniva insú, cioè verso la sommitá del fiume; e nel principio di questo dimostra questa figura esser pervenuta a riva. E dividesi il presente canto in tre parti: nella prima discrive la forma della figura venuta; nella seconda dimostra l’afflizione degli usurieri; nella terza dimostra come, salito sopra le spalle di quella figura, insieme con Virgilio fosse passato, e trasportato del settimo cerchio dello ’nferno nell’ottavo. La seconda comincia quivi: «Quivi’l maestro»; la terza quivi: «Ed io, temendo».

Comincia adunque cosi: — «Ecco la fiera»; chiamala «fiera» dal suo fiero e crudele effetto; «con la coda aguzza», cioè aguta e pugnente piú che alcun ferro, «che passa i monti», cioè le durissime e grandi cose, «e rompe i muri», della cittá e di qualunque fortezza, «e Tarmi» (supple) passa e rompe di qualunque fortissimo e ardito cavaliere; «Ecco colei che tutto ’l mondo appuzza», —cioè corrompe e guasta col suo iniquo e fraudolente adoperare. E dice «ecco» demonstrative, percioché, allora quando Virgilio cominciò a parlare, giugneva questa fiera sopra l’acqua del fiume dal lato loro.