Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/24

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queste tre fate, in quel libro il quale egli compose e chiama Cosmografia, scrive cosi: «Etiam tria Fata sani, numero cum rottone temporis fadente, si potestatem eorutn ad eiusdem similitudinem temporis referas: navi quod infuso perfectum est, praeteriti temporis habet spederá; et quod torquetur in digitis, momenti praesentis indicat spada; et quod nondum ex colo tractum est subaciumque curae digitorum, id futuri et consequends saeculi posteriora videtur ostendere. Haec illis conditio ex nominum eorumdem proprietate contingit: ut sit Atropos praeteriti temporis fatum, quod ne Deus quidem faciet infectum; futuri temporis Lachesis, a fine cognominata, quod et illis, quae futura sunt, finem suum Deus dederít; Clotho praesentis temporis habet curarti, ut ipsis aedonibus suadeat, ne cura solers rebus omnibus desit», ecc. Son di quegli che vogliono che Lachesis, come altra volta è detto, sia quella cosa la qual noi chiamiam «fortuna», e da lei essere ogni cosa, la quale a’ mortali avviene, guidata e menata.] [Ma, percioché della favola non s’avrebbe quello che per bisogno fa, se il senso allegorico non si ponesse, verrò a quello. Altra volta è stato mostrato il causato potersi dir figliuolo del causante; e, peroché queste fate sono dalla divina mente causate, dir si possono figliuole di Dio, comeché Demogorgone, di cui Teodonzio dice che figliuole sono, non sia quello iddio del quale io intendo, quantunque, secondo la vana opinione e dannevole d’alcuni antichi, fosse iddio padre di tutti gli altri iddii. E che esse fossero figliuole d’Èrebo e della Notte, come a Tullio piace, si dee cosi intendere. È Èrebo, come altra volta è detto, secondo la veritá, un luogo della terra profondissimo e nascoso, la qual profonditá è qui da intendere la profonditá della divina mente, la quale è tanta e si nascosa, che occhio mortale non può ad essa trapassare; e conciosiacosaché la divina mente, si come se medesima vedente e intendente quello che far dovea, e quindi queste tre fate con la natura delle cose attualmente producesse: assai bene possiam dire loro esser nate del profondissimo e segreto luogo della divina mente. Che esse fossero figliuole della Notte, si può dire cosi essere quanto è