Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/246

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quivi dannati per lo lor furare:
170Agnolo e ’l Cianfa ed altri e Vanni Fucci;
li quai mirabilmente trasformare,
dopo nuovi atti, parlamenti e crucci,
e d’uomo in serpe, e poi di serpe in uomo,
in guisa tal, che mai vista non fucci,
175discrive. E poi chi mal consiglio, comoda, come Ulisse, in fiamme acceso andando,
vede riprender dattero per pomo.
Pria con Ulisse, e poscia ragionando
col conte Guido, passa; e, pervenuto
l8o su l’altra bolgia, vede gente andando
tutta tagliata sovente e minuto,
per lo peccato della scisma reo
da lor nel mondo falso in suso avuto.
Li Maometto fesso discernéo,
185e quel Beltram che giá tenne Altaforte,
e Curio e ’l Mosca, e molti qual potéo.
Appresso vide piú misera sorte
degli alchimisti fracidi e rognosi,
u’ seppe da Capocchio l’agra morte,
190e Mirra e Gianni Schicchi e piú lebbrosi
vide, ed i falsator per fiera sete
ritruopichi fumare stando oziosi:
tra’ quali in quella inestricabil rete
vide Sinón, ed il maestro Adamo
195garrir con lui, come lègger potete.
Quindi, lasciando l’uno e l’altro gramo,
dal mezzo in su gli figli della terra
uscir d’un pozzo vede, ed al richiamo
del gran poeta intramendue gli afferra
200Anteo, e lor sovr’al freddo Cocito
posa, nel quale in quattro parti serra
il ghiaccio i traditor: quivi ghermito
Sassol de’ Mascheron nella Caina,
e ’l Camiscion de’ Pazzi, ebbe sentito.