Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/36

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E, secondo che essi vogliono, queste son diputate al servigio di Giove e di Plutone, si come per Virgilio appare, dove scrive: Hae lovis ad solium, saevique in limine regis apparent, acuuntque metum mortalibus aegris si quando lethum horrificum morbosque deúm rex molitur meritis, aut bello territat urbes, ecc. E i loro nomi sono Aletto, Tesifone e Megera, come nel testo dimostra l’autore. E, oltre a questi, hanno altri piú nomi, e massimamente in diversi luoghi, percioché chiamate sono «cani infernali», si come per li versi di Lucano si comprende, quando dice: Iam vos ego nomine vero eliciam, Stygiasque canes in luce superna destituam, ecc.

Sono, oltre a questo, appo noi chiamate «furie» dallo effetto loro, si come per Virgilio appare, dove dice: ... caeruleis unum de crinibus anguem coniicit, inque simun praecordia ad intima subdit, quo furibunda domum monstro permisceat omnem. E ancora appo noi son chiamate «eumenide», si come ne dimostra Ovidio dicendo:’ Eumenides tenuere faces de jtenere raptas, ecc. E questo è assai chiaro essere intervenuto appo noi in uno sventurato matrimonio. Appo i superiori iddii sono appellate «dire», come per Virgilio si può vedere: Al procul ut Dirae stridorem agnovit et alas, infelix crhies scindit Iulurtia solutos, ecc. Fu Iuturna dea, e questo stridor di queste dire il cognobbe in cielo non in terra. Sono appresso da Virgilio chiamate «uccelli» in questi versi: Iam iam linquo acies: ne me terrete timentem obscoenae volucres: alarum nerberá nosco, ecc.