Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/41

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il ghiaccio e la durezza dell’ostinazione: e per questo artificiosamente fingere l’autore queste furie gridare, accioché in lui, posto nel luogo dove ha la tristizia di Stige e il furor degl’iracundi contemplato, possano col romor loro mettere, con paura, perturbazione, accioché per gli stimoli di quella recati nell’animo, esso divegna atto a dover ricevere quella impressione, che pare il debbia fare perpetuo cittadino d’inferno, cioè l’ostinazione. E quinci, discrive l’autore, essendo giá la perturbazion venuta per la separazion della ragione, alquanto da lui dilungata per l’andare a parlare, cioè a tentare l’entrata nel luogo degli ostinati, e poi per lo invilimento di quella, per lo non potere avere ottenuto quello che disiderava; che la ostinazione, chiamata dalle furie, cioè provocata dalle misere sollecitudini dell’animo suo, veniva. E deonsi queste perturbazioni e sollecitudini intendere esser quelle che a ciascun peccatore possono intervenire nel mezzo delle meditazioni delle lor colpe, e massimamente quando per falsa credenza paion loro quelle esser maggiori che la misericordia di Dio, come parve a Caino e a Giuda, e quinci, di quella disperandosi, caggiono in ostinazione, e, se medesimi riputando dannati, continuamente di male in peggio adoperando procedono. jLez. xxxvui] Ma, percioché l’autor dice che questa ostinazione era dalle furie per lo nome di Medusa chiamata, è da vedere quello che per questa Medusa sia da sentire, cioè come s’adatti alla ’ntenzione lei aver per l’ostinazione, piú tosto che alcuna altra cosa, chiamata. [E primieramente è da vedere quello che favolosamente ne scrivono i poeti, e poi quello che sotto il favoloso parlare abbiano voluto sentire.] [Scrivono adunque, secondo che Teodonzio afferma, che Forco, figliuolo di Nettuno e dio del mare, generò d’un mostro marino tre figliuole, delle quali la prima fu chiamata Medusa, la seconda Steno, la terza Euriale, e tutte e tre furon chiamate Gorgoni; e secondo che testimonia la fama antica, non ebbero tra tutte e tre che uno occhio, il quale vicendevolmente usavano; e, come scrive Pomponio Mela nella sua Cosmografia, esse signoreggiarono l’isole chiamate Orcade, le quali si dicono