Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/77

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che male non nasce, né può nascere. E perciò l’autore mostra di fare questa distinzione nelle sue parole, in quanto dice «d’ogni malizia ch’odio in cielo acquista», intendendo di questa ultima; percioché la prima alcun odio non acquista in cielo, quantunque ella sia in terra in odio a colui che la patisce; e per tanto dice «odio», perché l’operazioni, le quali seguono della malizia delle nostre menti, son malvagie e dispiacciono a Dio, il qual dimora in cielo; e quindi, perduta la sua grazia, meritiamo l’ira sua, la quale, perseverando noi nel male adoperare, diventa odio, se in esso male adoperare senza pentirci moiamo. «Ingiuria è il fine»; percioché quante volte i nostri maliziosi pensieri si mettono ad esecuzione, mai non si mettono se non per fare ingiuria ad alcuna persona; «ed ogni fin cotale», cioè di fare ingiuria ad alcuno, «O con forza o con frode altrui», cioè colui che riceve la ’ngiuria, «contrista», affligge e noia; mostrando in queste parole due essere i modi ne’ quali per la malizia della nostra mente si fa altrui ingiuria, cioè o violentemente o fraudolentemente.

E questo dimostrato, ne chiarisce in qual di questi due modi piú s’offenda Iddio, dicendo: «Ma perché frode è dell’uom proprio male», cioè che in esso si crea, nasce e dilibera, e in questo è «proprio male» dell’uomo; «Piú spiace a Dio», che non spiace la forza, la quale non è proprio male dell’uomo, conciosiacosaché molte cose esteriori siano all’uomo di necessitá per dovere potere usar la forza, le quali se l’uomo non le si sentirá, non si metterá a doverla usare: «e però», che la fraude spiace a Dio piú che la forza, per la ragion detta, «stan di sotto Gli frodolenti», nell’ottavo e nel nono cerchio, li quali sono di sotto al settimo, nel quale intende dimostrare esser posti e dannati coloro, li quali per forza fanno ingiuria ad altrui, «e», percioché si stanno ne’cerchi piú inferiori, «piú dolor gli assale», cioè sono oppressi da maggior tormenti. E, detto questo, viene alla prima parte della sua distinzione, cioè a dimostrare in quanti modi e a quante persone si possa fare per forza ingiuria altrui, e questi modi e persone dimostra esser tre: e cosi dimostra il settimo cerchio esser distinto in