Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/80

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giucando quegli; «e però nel secondo Giron», de’ tre predetti, «convien che senza prò si penta», sostenendo gravissimi tormenti. E, questo detto, se medesimo dichiara con piu aperto parlar, dicendo: «Qualunque priva sé del vostro mondo», uccidendosi, come detto è, «Biscazza, e fonde», consuma, «la sua facultade», cioè la sua ricchezza, e, per conseguente, «E piagne», d’aver cosi fatto, «lá dove esser dee giocondo», avendole guardate e servate come si convenia. E, mostrato della violenza, la quale l’uomo può fare in se medesimo e nelle sue cose, e quello che di ciò gli segua, viene a dimostrare come si possa far violenza a Dio e alle cose sue, e dice: «Puossi», da’violenti, «far forza nella deitade, Col cuor negando e bestemmiando quella», come molti, o adirati o per mostrar di non temere Iddio, non che altrui, fanno; «E», appresso, si può far forza nelle cose di Dio «spregiando natura e sua bontade», cioè adoperando contro alle naturali leggi, come assai bestialmente fanno; «E però lo minor giron», de’ tre predetti, ne’ quali il primo cerchio è distinto, «suggella Del segno suo», cioè de’ tormenti che in quel sono, «e Sogdoma e Caorsa». E vuole l’autore per questi nomi di queste due cittá intendere due spezie d’uomini, li quali offendono o fanno violenza a Dio nelle cose sue, cioè nella natura e nell’arte, le quali sono sue cose, si come appresso mostrerá l’autore: e intende per «Sogdoma» coloro li quali contro alle leggi della natura con sesso non debito lussuriosamente adoperano; e per «Caorsa» intende gli usurai, li quali fanno violenza alle leggi della natura e al buon costume dell’arte.

Ed accioché piú manifestamente appaia l’autore intender questo, è da sapere che Sogdoma, secondo si legge nel Genesi, fu una cittá vicina a Ierico in Soria, la qual fu abbondantissima di tutti i beni temporali; per la quale abbondanza i cittadini di quella in tanta viziosa vita trascorsone, che né legge divina né umana seguivano, e ogni vizio, quantunque detestabile fosse, era a ciascuno, secondo che piú gli piacea, lecito d’esercitare; e, tra gli altri, era in tutti generale il sogdomitico, per lo quale, e si ancora per gli altri, meritaron l’ira di Dio. Il quale, essendo