Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/83

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«Onde», cioè per la qual cagione, «nel cerchio secondo», de’ tre di sopra dimostrati, che dice che son sotto quei sassi, «s’annida», cioè l’è data per istanza, si come all’uccello il nido, «Ipocrisia, lusinghe e chi affattura; Falsitá, ladroneccio e simonia, Ruffían, baratti e simile lordura»: delle quali tutte paratamente si dirá, dove appresso de’ tormenti attribuiti ad esse si tratterá. «Per l’altro modo», cioè per l’usar frode in colui che d’altrui si fida, «quell’amor s’oblia», cioè si mette in non calere, «Che fa natura», del quale poco • dianzi è detto, «e», obliasene, «quel», amore, «eh’è poi aggiunto», al naturale, o per amistá o per benefici ricevuti o per parentado; «Di che», cioè delle quali cose, «La fede speziai si cria», cioè la singulare e intera confidenza che l’un uomo prende dell’altro, per singulare amicizia congiuntogli: «Onde», cioè, e perciò, «nel cerchio minore», de’tre sopra detti, «ov’è il punto», cioè il centro, «Dell’universo» (piú volte s’è di sopra detto il centro della terra essere centro di tutto il mondo, cioè del cielo ottavo e degli altri cieli e degli elementi tutti), «in su che Dite siede» fondata, si come tutte l’altre cittá e edifici, li fondamenti delle quali, se con diritta linea si tireranno al centro della terra, tutti si troveranno sovra quello esser fondati o fermati. O puossi intendere per lo Lucifero, il quale ha quel medesimo nome, secondo i poeti, che ha la cittá sua, cioè Dite, il quale, come nella fine del presente libro si vedrá, dimora si in sul centro della terra bilanciato, che egli non può né piú in su farsi, né piú in giú scendere, percioché il piú in giú non v’è. Adunque, secondo che l’autor vuole, in questo cerchio ultimo, «Qualunque trade», cioè fraudolentemente adopera contro a colui che di lui si fida, «in eterno è consunto», cioè tormentato. E cosi ha ottimamente l’autore distinti e dichiarati i tre cerchi, li quali Virgilio dice essere sotto a quei sassi, li quali presente a sé gli dimostra. «Ed io: — Maestro». Qui comincia la terza parte del presente canto, nella quale l’autore muove un dubbio a Virgilio, domandando perché i peccatori, che ne’ seguenti cerchi sono,