Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/176

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170 epistolarum quae supersunt

giá dette cose, benché con asciutto piede l’abbia passate, giá chiaramente sia manifesto, lui non essere magnanimo ma avere alcuna volta fatto alcuno atto di magnanimo. La virtú abituata nell’animo, per la quale meritamente l’uomo è detto virtuoso, persevera e non d’uno atto quasi compiuto usa l’ufficio suo. Altri vogliono, questo tuo Mecenate essere magnifico perché al nome suo paia rispondere la virtú, però che lui chiamate «grande» per cagione dell’ufficio; la qual virtú non s’aggiugne a popolaresche spese, però che ella è piuttosto de’ grandissimi uomini che d’altri. Adunque, con ciò sia cosa che intorno alle cose di grande spesa solamente s’intenda, è cosa del magnifico, come tu sai, saviamente spendere gran cose, e per cagione di bene e con diletto grandissimi conviti spesseggiare, donare grandissimi doni, forestieri grandemente spendendo ricevere, dare retribuizioni, edifici da durare lungamente, non cittadineschi, in alto porre, fare ornamenti splendidi, ed altre cose scritte dall’ordine de’ nostri maggiori. Adunque da quale di queste, acciò che veggiamo se questi è magnifico, faremo principio? Risponderanno questi, piuttosto lusinghieri che consapevoli di magnificenzia: — Egli ha grandissimo numero cosí di fanti come di cavalli. — Bene si cominciano. Ricordansi, lui del servigio d’un solo giá essere contento, e perché ora ne veggono molti, stimano essere magnifico quello che è necessario. Nondimeno, come costoro tenga orrevolmente e come doviziosamente, io me n’avvidi e nol tacetti, e tu il sai: e quantunque poco sia quello che nel vivere di costoro si spenda, né è gran cosa né per cagione di bene fatto, anzi piuttosto con dolore e con una strettezza sí fatta, che piuttosto di plebeo che di grande pare la spesa; e se la grandezza dell’ufficio suo non lo richiedesse, tostamente sarebbe ridotto in un piccolo numero. Diranno che egli celebri grandissimi conviti a’ re ed a’ grandissimi uomini, il che negare non si debba che e’ lo fece alcuna volta, ma non per cagione di bene, anzi di guadagno. Certamente egli se ne sarebbe astenuto se altrettanto o piú da questi non s’avesse pensato di guadagnare, o fecelo per pompa di ventosa gloria, la quale spontaneamente con gran pregio compera. Di quinci seguita chi dirá: — Egli dá molti doni, molte limosine a’ poveri, vestimenti a’ buffoni; mandò infino in Francia pe’ tessitori che facessono le veste delle mura distinte d’imagini; fece un munistero — e simili cose. O stomacoso riso! Se egli avesse fatte queste cose per fare bene! Ma però che altrove tendeva l’intenzione non conosciuta