Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/135

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novella settima 131

gli occhi bevea, credendosi al suo piacer sodisfare mirandola, se stesso miseramente impacciò, di lei ardentissimamente innamorandosi. E poi che da lei insieme col prenze partito si fu ed ebbe spazio di poter pensare seco stesso, estimava il prenze sopra ogni altro felice, sí bella cosa avendo al suo piacere; e dopo molti e vari pensieri, pesando piú il suo focoso amore che la sua onestá, diliberò, che che avvenirsene dovesse, di privare di questa felicitá il prenze e sé a suo poter farne felice. Ed avendo l’animo al doversi avacciare, lasciando ogni ragione ed ogni giustizia dall’una delle parti, agl’inganni tutto il suo pensier dispose: ed un giorno, secondo l’ordine malvagio da lui preso, insieme con un segretissimo cameriere del prenze il quale avea nome Ciuriaci, segretissimamente tutti i suoi cavalli e le sue cose fece mettere in assetto per doversene andare, e la notte vegnente, insieme con un compagno, tutti armati, messo fu dal predetto Ciuriaci nella camera del prenze chetamente. Il quale egli vide che, per lo gran caldo che era, dormendo la donna, esso tutto ignudo si stava ad una finestra vòlta alla marina, a ricevere un venticello che da quella parte veniva; per la qual cosa, avendo il suo compagno davanti informato di quello che avesse a fare, chetamente n’andò per la camera infino alla finestra, e quivi con un coltello fedito il prenze per le reni, infino dall’altra parte il passò, e prestamente presolo, dalla finestra il gittò fuori. Era il palagio sopra il mare ed alto molto, e quella finestra alla quale allora era il prenze guardava sopra certe case dall’impeto del mare fatte cadere, nelle quali rade volte o non mai andava persona; per che avvenne, sí come il duca davanti avea provveduto, che la caduta del corpo del prenze da alcuno né fu né poté esser sentita. Il compagno del duca, ciò veggendo esser fatto, prestamente un capestro da lui per ciò portato, faccendo vista di fare carezze a Ciuriaci, gli gittò alla gola e tirò, sí che Ciuriaci niuno romore poté fare: e sopraggiuntovi il duca, lui strangolarono, e dove il prenze gittato avea, il gittarono. E questo fatto, manifestamente conoscendo, sé non essere stati né dalla donna né da altrui sentiti, prese il duca un lume in mano, e quello portò