Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/225

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novella sesta 221

ammaestrata da Ricciardo, disse: — Siete voi quella donna che gli dovete venire a parlare? — Catella rispose: — Sí sono. — Adunque, — disse la buona femina — andatevene da lui. — Catella, che cercando andava quello che ella non avrebbe voluto trovare, fattasi alla camera menare dove Ricciardo era, col capo coperto in quella entrò e dentro serrossi. Ricciardo, veggendola venire, lieto si levò in piè, ed in braccio ricevutala disse pianamente: — Ben venga l’anima mia! — Catella, per mostrarsi bene d’essere altra che ella non era, abbracciò e basciò lui, e fecegli la festa grande senza dire alcuna parola, temendo, se parlasse, non fosse da lui conosciuta. La camera era oscurissima, di che ciascuna delle parti era contenta: né per lungamente dimorarvi riprendevan gli occhi piú di potere. Ricciardo la condusse in sul letto, e quivi, senza favellare in guisa che scorgersi potesse la voce, per grandissimo spazio con maggior diletto e piacere dell’una parte che dell’altra stettero; ma poi che a Catella parve tempo di dovere il conceputo sdegno mandar fuori, cosí, di fervente ira accesa, cominciò a parlare: — Ahi! quanto è misera la fortuna delle donne e come è male impiegato l’amor di molte ne’ mariti! Io, misera me, giá sono otto anni t’ho piú che la mia vita amato, e tu, come io sentito ho, tutto ardi e consumiti nell’amore d’una donna strana, reo e malvagio uom che tu se’! Or con cui ti credi tu essere stato? Tu se’ stato con colei la quale con false lusinghe tu hai, giá è assai, ingannata mostrandole amore ed essendo altrove innamorato. Io son Catella, non son la moglie di Ricciardo, traditor disleal che tu se’: ascolta se tu riconosci la voce mia, io son ben dessa; e parmi mille anni che noi siamo al lume, ché io ti possa svergognare come tu se’ degno, sozzo cane vituperato che tu se’. Oimè, misera me! a cui ho io cotanti anni portato cotanto amore? A questo can disleale che, credendosi in braccio avere una donna strana, m’ha piú di carezze e d’amorevolezze fatte in questo poco tempo che qui stata son con lui, che in tutto l’altro rimanente che stata son sua. Tu se’ bene oggi, can rinnegato, stato gagliardo, che a casa ti suogli mostrare cosí debole e vinto e senza possa! Ma lodato sia Iddio, che il tuo