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Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/243

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novella settima 239

bene dimostrato ha, quello essere stato falso: senza che, io mai nol credetti; tosto leva su, va’ abbraccialo. — La donna, che altro non disiderava, non fu lenta in questo ad ubidire il marito; per che levatasi, come l’altre avevan fatto, cosí ella abbracciandolo gli fece lieta festa. Questa liberalitá d’Aldobrandino piacque molto a’ fratelli di Tedaldo ed a ciascuno uomo e donna che quivi era, ed ogni rugginuzza, che fosse nata nelle menti d’alcuni dalle parole state, per questo si tolse via. Fatta adunque da ciascun festa a Tedaldo, esso medesimo stracciò li vestimenti neri indosso a’ fratelli ed i bruni alle sirocchie ed alle cognate, e volle che quivi altri vestimenti si facessero venire, li quali poi che rivestiti furono, canti e balli con altri sollazzi vi si fecero assai; per la qual cosa il convito, che tacito principio avuto avea, ebbe sonoro fine. E con grandissima allegrezza, cosí come eran tutti, a casa di Tedaldo n’andarono, e quivi la sera cenarono, e piú giorni appresso, questa maniera tenendo, la festa continuarono. Li fiorentini piú giorni quasi come uno uomo risuscitato e maravigliosa cosa riguardaron Tedaldo: ed a molti, ed a’ fratelli ancora, n’era un cotal dubbio debole nell’animo se fosse desso o no, e nol credevano ancor fermamente né forse avrebber fatto a pezza, se un caso avvenuto non fosse che lor fe’ chiaro chi fosse stato l’ucciso; il qual fu questo. Passavano un giorno fanti di Lunigiana davanti a casa loro, e veggendo Tedaldo gli si fecero incontro dicendo: — Ben possa star Faziuolo! — A’ quali Tedaldo in presenza de’ fratelli rispose: — Voi m’avete colto in iscambio. — Costoro, udendol parlare, si vergognarono e chiesongli perdono, dicendo: — In veritá che voi risomigliate, piú che uomo che noi vedessimo mai risomigliare uno altro, un nostro compagno il qual si chiama Faziuolo da Pontriemoli, che venne, forse quindici dí o poco piú fa, qua, né mai potemmo poi sapere che di lui si fosse. Bene è vero che noi ci maravigliavamo dell’abito, per ciò che esso era, sí come noi siamo, masnadiere. — Il maggior fratel di Tedaldo, udendo questo, si fece innanzi e domandò di che fosse stato vestito quel Faziuolo. Costoro il dissero, e trovossi appunto cosí essere stato