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288 giornata quarta

che fu un fastidio ad udire. Frate Alberto conobbe incontanente che costei sentia dello scemo, e parendogli terreno da’ ferri suoi, di lei subitamente ed oltre modo s’innamorò: ma riserbandosi in piú commodo tempo le lusinghe, pur per mostrarsi santo quella volta cominciò a volerla riprendere ed a dirle che questa era vanagloria, ed altre sue novelle; per che la donna gli disse che egli era una bestia e che egli non conosceva che si fosse piú una bellezza che un’altra, per che frate Alberto, non volendola troppo turbare, fattale la confessione, la lasciò andar via con l’altre. E stato alquanti dí, preso un suo fido compagno, n’andò a casa madonna Lisetta, e trattosi da una parte in una sala con lei e non potendo da altri esser veduto, le si gittò davanti inginocchione, e disse: — Madonna, io vi priego per Dio che voi mi perdoniate di ciò che io domenica, ragionandomi voi della vostra bellezza, vi dissi, per ciò che sí fieramente la notte seguente gastigato ne fui, che mai poscia da giacere non mi son potuto levar se non oggi. — Disse allora donna mestola: — E chi ve ne gastigò cosí? — Disse frate Alberto: — Io il vi dirò. Standomi io la notte in orazione, sí come io soglio star sempre, io vidi subitamente nella mia cella un grande splendore, né prima mi potei volger per veder che ciò fosse, che io mi vidi sopra un giovane bellissimo con un grosso bastone in mano, il quale, presomi per la cappa e tiratomisi a’ piè, tante bastonate mi die’, che tutto mi ruppe. Il quale io appresso domandai perché ciò fatto avesse, ed egli rispose: — Per ciò che tu presummesti oggi di riprendere le celestiali bellezze di madonna Lisetta, la quale io amo, da Dio in fuori, sopra ogni altra cosa. — Ed io allora domandai: — Chi siete voi? — A cui egli rispose che era l’agnol Gabriello. — O signor mio, — dissi io — io vi priego che voi mi perdoniate. — Ed egli allora disse: — Ed io ti perdono per tal convenente, che tu a lei vadi come tu prima potrai, e facciti perdonare: e dove ella non ti perdoni, io ci tornerò e darottene tante, che io ti farò tristo per tutto il tempo che tu ci viverai. — Quello che egli poi mi dicesse, io non ve l’oso dire, se prima non mi perdonate. — Donna zucca-al-vento, la quale era anzi