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Pagina:Boccaccio - Decameron I.djvu/362

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358 giornata quinta

Martuccio gli fosse menato, e domandato da lui che consiglio il suo fosse, gli rispose cosí: — Signor mio, se io ho bene posto mente, in altro tempo che io in queste vostre contrade usato sono, alla maniera la quale tenete nelle vostre battaglie, mi pare che piú con arceri che con altro quelle facciate: e per ciò, ove si trovasse modo che agli arceri del vostro avversario mancasse il saettamento ed i vostri n’avessero abbondevolmente, io avviso che la vostra battaglia si vincerebbe. — A cui il re disse: — Senza dubbio, se cotesto si potesse fare, io mi crederei essere vincitore. — Al quale Martuccio disse: — Signor mio, dove voi vogliate, egli si potrá ben fare, ed udite come. A voi convien far fare corde molto piú sottili agli archi de’ vostri arceri che quelle che per tutti comunalmente s’usano, ed appresso far fare saettamento, le cocche del quale non sien buone se non a queste corde sottili: e questo convien che sia sí segretamente fatto, che il vostro avversario nol sappia, per ciò che egli ci troverebbe modo. E la cagione per che io dico questo, è questa: poi che gli arceri del vostro nemico avranno il suo saettamento saettato ed i vostri il suo, sapete che di quello che i vostri saettato avranno, converrá, durando la battaglia, che i vostri nemici ricolgano, ed a’ nostri converrá ricoglier del loro: ma gli avversari non potranno il saettamento saettato da’ vostri adoperare, per le piccole cocche che non riceveranno le corde grosse, dove a’ nostri avverrá il contrario del saettamento de’ nemici, per ciò che la sottil corda riceverá ottimamente la saetta che avrá larga cocca; e cosí i vostri saranno di saettamento copiosi, dove gli altri n’avranno difetto. — Al re, il quale savio signore era, piacque il consiglio di Martuccio: ed interamente seguitolo, per quello trovò la sua guerra aver vinta; laonde sommamente Martuccio venne nella sua grazia, e per conseguente in grande e ricco stato. Corse la fama di queste cose per la contrada, ed agli orecchi della Gostanza pervenne, Martuccio Gomito esser vivo, il quale lungamente morto aveva creduto; per che l’amor di lui, giá nel cuor di lei intiepidito, con subita fiamma si raccese e divenne maggiore e la morta speranza suscitò. Per la qual cosa alla buona donna con