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Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/363

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nota 357



I 28227 «e lui e me»: è di G (ma quivi lui e me), e per necessitá fu accettato dalla vulg.;

I 28824 «tante bastonate mi die’»: che la parola rimessa occorra, mostra il confronto con I 10513; chi volle sostenere che non c’è bisogno di supplir nulla perché anche nell’uso vivo tante e quante si adoperano da sole1, dimenticò di rilevare che allora si aggiunge il ne, come si trova infatti nove righe piú oltre del passo in discorso, «darottene tante»2;

I 2935 «buono uomo», giá suppl. da L;

I 29919 «essere presta ad ogni suo comandamento»: lacuna non avvertita (cfr. I 25546 «presta a fare ogni suo piacere»);

I 30810 «d’una fante»: anche qui nessuno s’è avvisto che mancava il sostantivo, e «una» non poteva reggersi da solo perché non si sarebbe saputo di chi si parlasse (il termine «fante» vien fuori soltanto dopo);

I 3164 «cosí detto», lacuna non segnalata sin qui;

I 3188 «lei piú spesso»: cfr. qui oltre, p. 372:

I 3582 «se io ho bene posto mente»: il supplemento fu giá proposto da L (ma collocandolo, con eccessivo ritardo, dopo le parole «vostre battaglie») e passò alla vulg.;

I 37811 «riposto, nel quale» (G supplí dove, conservato nella vulg.);

I 3869 «mentre la madre di lei», suppl. da G, la cui integrazione il Fanfani trovò giusta e necessaria, com’è infatti, senza per altro osar di accoglierla nel testo3;

II 59 «portarla con una novella a cavallo»: le ultime due parole furon reintegrate giá da L;

II 822 «la qualitá del tempo»: la proposta del supplemento, perfettamente plausibile (cfr. II 13731), è di L;

II 1510 «dipignendo intendevano»: della lacuna mostrò d’aver sentore il Mannelli con una delle sue solite postille di L («non t’intendo»), ma la vulg. lasciò le cose com’erano, ed il Fanfani s’illuse di spiegare il passo con una norma grammaticale che qui non regge4;

II 2936 «disse sí forte», mancamento non avvertito da altri;

II 354 «dall’una delle parti della quale correva», suppl. giá da L (ma dopo la parola «fiumicello») e di qui passato alla vulg.; S conferma autorevolmente cosí il supplemento come il posto da me datogli;

II 1046 «con ciò sia cosa che la donna», suppl. da L;
  1. Fanf., I, p. 324, n. 3.
  2. E cosí II 759 e 22629; il ne manca in I 1084 «ti darem tante d’un di questi pali», ma qui, a sua volta, è facile sottintendere il termine percosse implicito nelle parole «d’un di questi pali». Si potrebbe forse anche pensare ad un supplemento busse (cfr. II 598, 814, 21117 ecc.).
  3. Cfr. II, p. 50, n. 4
  4. Il gerundio «dipignendo» starebbe per dipigneano (II, p. 95, n. 3)! Ma c’è il fatto che siamo in una proposizione relativa: e l’uso antico del ger. per il verbo di modo finito non regge piú.