Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/51

Da Wikisource.

novella prima 45

Federigo per avventura altro sospetto non prendesse e con lei si turbasse, diliberò del tutto di doversi levare e di fargli sentire che Gianni v’era; e disse al marito: — Bene sta, tu di’ tue parole tu; io per me non mi terrò mai salva né sicura se noi non la ’ncantiamo, poscia che tu ci se’. — Disse Gianni: — O come s’incanta ella? — Disse la donna: — Ben la so io incantare, ché l’altrieri, quando io andai a Fiesole alla perdonanza, una di quelle romite, che è, Gianni mio, pur la piú santa cosa che Iddio tel dica per me, veggendomene cosí paurosa, m’insegnò una santa e buona orazione, e disse che provata l’avea piú volte avanti che romita fosse, e sempre l’era giovato. Ma sallo Iddio che io non avrei mai avuto ardire d’andare sola a provarla: ma ora che tu ci se’, io vo’ che noi andiamo ad incantarla. — Gianni disse che molto gli piacea; e levatisi, se ne vennero ammenduni pianamente all’uscio, al quale ancor di fuori Federigo, giá sospettando, aspettava: e giunti quivi, disse la donna a Gianni: — Ora sputerai, quando io il ti dirò. — Disse Gianni: — Bene. — E la donna cominciò l’orazione, e disse: — Fantasima fantasima che di notte vai, a coda ritta ci venisti, a coda ritta te n’andrai; va’ nell’orto a piè del pesco grosso: troverai unto bisunto e cento cacherelli della gallina mia; pon’ bocca al fiasco e vatti via, e non far male né a me né a Gianni mio. — E cosí detto, disse al marito: — Sputa, Gianni! — E Gianni sputò: e Federigo, che di fuori era e questo udiva, giá di gelosia uscito, con tutta la malinconia aveva sí gran voglia di ridere, che scoppiava, e pianamente, quando Gianni sputava, diceva: — I denti. — La donna, poi che in questa guisa ebbe tre volte incantata la fantasima, a letto se ne tornò col marito. Federigo, che con lei di cenar s’aspettava, non avendo cenato ed avendo bene le parole dell’orazione intese, se n’andò nell’orto ed a piè del pesco grosso trovati i due capponi ed il vino e l’uova, a casa se ne gli portò e cenò a grande agio; e poi dell’altre volte ritrovandosi con la donna, molto di questa incantagione rise con essolei. Vera cosa è che alcuni dicono che la donna aveva ben vòlto il teschio dell’asino verso Fiesole, ma un lavoratore per la vigna passando v’aveva entro dato