Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/196

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quale egli farà sarà ch’egli mi verrà a vedere, per questo adunque raffrenai il caldo disio. Ma egli, sì come io imaginava, non veniva: ond’io oltremodo mi cominciai a maravigliare, e nel mezzo dell’allegrezza mi sursero nella mente varie dubitazioni, le quali non leggiermente furono vinte da’ lieti pensieri. Rimandai adunque dopo alquanto la vecchia a sapere che di lui fosse, e se venuto fosse o no; la quale andatavi, per quel che a me paresse più pigramente che mai, per la qual cosa io più volte maladissi la sua tarda vecchiezza. Ma dopo alquanto spazio ella a me ritornò con tristo viso e lento passo. Ohimè! che quando io la vidi, appena vita rimase nel tristo petto, e sùbito pensai non morto nel cammino, o infermo venuto fosse l’amante. Il mio viso mutò mille colori in un punto, e fattami incontro alla pigra vecchia dissi: Di’ tosto: che novelle rechi tu? Vive l’amante mio? Ella non mutò il passo nè rispose alcuna cosa, ma postasi nella prima giunta a sedere, mi riguardava nel viso; ma io già tutta come novella fronda agitata dal vento tremava, e appena le lagrime ritenente, messemi le mani nel petto, dissi: Se tu non di’ tosto che vuole significare il tristo viso che porti, niuna parte de’ nostri vestimenti rimarrà salda. Quale cagione ti tiene tacita, se non rea? Non la celare più, manifestala, mentre che io spero peggio. Vive il nostro Panfilo? Ella, stimolata dalle mie parole, con voce sommessa, mirando la terra disse: Vive. Dunque diss’io allora perchè non di’ tosto quale accidente l’occupi? Perchè sospesa mi tieni in mille mali? E` egli d’infermità occupato? O quale accidente il ritiene che egli a vedermi della galea smontato non