Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/70

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fossero. Ma poi, più non potendo dimorare per la nemica chiarezza sopravvegnente, con maggiore abondanza di lagrime disse Addio!, e quasi a forza tirato, percotendo forte il piede nel limitar dell’uscio, uscì delle nostre case. Onde uscito, appena si saria detto che egli potesse andare, anzi ad ogni passo volgendosi, quasi pareva sperasse che, voi risentita, io il dovessi chiamare a rivedervi.

Tacque allora quella; e io, o donne, quale voi potete pensare, cotale dolendomi della partita del caro amante, sconsolata rimasi piagnendo.


CAP. III.


Nel quale si dimostra chenti e quali fossero di questa donna i pensieri e l’opera, trascorrendo il tempo a lei dal suo amante promesso di ritornare.

Quale voi avete di sopra udito, o donne, cotale, dipartito il mio Panfilo, rimasi, e più giorni con lagrime di tal partenza mi dolsi, nè altro era nella mia bocca, benchè tacitamente fosse, che: O Panfilo mio, come può egli essere che tu m’abbi lasciata?. Certo intra le lagrime mi dava tal nome, ricordandolo, alcuno conforto. Niuna parte della mia camera era che io con disiderosissimo occhio non riguardassi, fra me dicendo: Qui sedette il mio Panfilo, qui giacque, quivi mi promise di tornare tosto, quivi il baciai io. E, brievemente, ciascuno luogo m’era caro. Io alcuna volta meco medesima fingeva lui dovere ancora, indietro tornando,