Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/26

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22 il filocolo

alla vostra deitá, venga di grazia sopra me tutto il pondo.

Deh! non mi fate men degno di questo dono che voi faceste Camillo, il quale i romani molto per lui esaltati, per la sua orazione la quale esaudiste, mandarono quivi a poco tempo in esilio: avvegna che l’arsa Marmorina, e lo sparto sangue, e’ partiti spiriti de’ nostri uomini vi dovrebbono essere stati sofficienti a mitigarvi. Sia da voi conceduto adunque che io prima, percosso da Atropos, renda lo spirito agl’iddii infernali co’ precedenti morti insieme, che io sotto le mie braccia vegga il mio regno annullare».

Mentre che il re con lagrime e con sospiri faceva la detta orazione, volgendo alquanto i lagrimosi occhi verso quella parte nella quale il furioso toro era fuggito, il vide in uno vicino bosco, per difetto di sangue, caduto, e sopr’esso come folgore volando, disceso di cielo, il divino uccello, e sopr’esso toro per grande spazio essersi pasciuto, e appresso quindi levarsi e volare verso quella parte donde dovevano quel giorno prendere il cammino i suoi popoli. La qual cosa veduta, il re in se medesimo, preso il volo di quello uccello per buono augurio, assai piú d’allegrezza e di speranza si riempié, che non fece Paulo alla voce di Tarsia quando disse: ‛Persa è morto’, né Lucio Silla quando vide dallato del suo altare cadere il morto serpente ne’ campi di Nola. E mutato il lagrimoso aspetto in lieto, con alta voce incominciò a dire al suo popolo: «Rallegratevi e prendete debito conforto, figliuoli, però che Giove pietosamente ha mutato consiglio, e, fatto verso noi pietoso, gli è de’ nostri danni incresciuto, però che io ho veduto che il sacrificio da noi rifiutato e che dalle nostre mani fuggí, egli l’ha benignamente accettato: e ciò ci manifesta il suo santo uccello, il quale, veduto il toro giá con poca forza rimaso abbattuto nel vicino bosco, e sopr’esso per lungo spazio pasciutosi, levandosi, il suo volo prese verso i nostri avversarii, quasi mostrandoci che via noi abbiamo a fare. Onde par che Giove benignamente ricevuto l’abbia, poi che alle nostre schiere ha mandato si fatto duca. Or dunque cacciate da voi ogni dolore, e pieni d’allegrezza accendete i fuochi sopra i