Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/45

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libro primo 41

nobbe bene il piacer di Dio; e ricordandosi dell’annunzio fatto loro, che tal volta conveniva che uno morisse per salvamento di tutto il popolo, disse cosí: «O sommo Giove, e tu beato Iddio, il cui tempio visitar credevamo, poi che a voi è piaciuto che i nostri passi piú avanti che questo luogo non si distendano, io non intendo di volere, co’ pochi compagni i quali rimasi mi sono, per fuga abbandonar l’anime di quelli che avanti agli occhi miei giacciono morti. Io vi priego che le loro anime riceviate e la mia, in luogo di degno sacrificio, se vostro piacere è». E dette queste parole, corse sopra un cavaliere, il quale voleva spogliare le pertugiate armature a Sesto, e ferillo sí forte sopra il sinistro omero con la sua spada, che gli mandò il sinistro braccio con tutto lo scudo a terra, e lo fece cader morto sopra Sesto. Egli cominciò a far sí maravigliose cose, che nullo ve n’aveva che non se ne maravigliasse. E Sulpizio non si portava male. E i pochi compagni cominciarono piú aspramente a mostrare le loro forze che non avevano fatto per adietro, ma poco poterono durare. Il re, che d’ira ardeva tutto dentro, veggendo Lelio sí maravigliosamente combattere, e aver giá perdute per li molti colpi la maggior parte delle sue armi, quanto poté gli si fece vicino, e gittatagli una lancia il ferí nella gola, e l’abbatté morto a terra dal debile cavallo. Sulpizio, veggendo questo, corse con la sua spada in mano per fedire il re e per vendicar la crudele morte del suo amico, ma un cavaliere, il quale si chiamava Favenzio, si parò dinanzi al colpo, il quale, disceso sopra il chiaro cappello d’acciaio tagliandolo, il fendé quasi infine a’ denti; ma volendo ritrarre a sé la spada per ricoverare il secondo colpo, non la poté riavere. Onde egli, assalito di dietro da’ nemici, fu crudelmente ucciso. Nel campo non era piú alcuno rimase de’ miseri compagni, anzi senza altro combattimento rimase il re Felice vittorioso nel misero campo, faccende cercare se la misera fortuna n’avesse alcuno riposto con cheto nascondimento tra’ suoi medesimi. Ma poi che alcun non ne fu vivo trovato, egli comandò che il suo campo fosse quivi fermato quella notte, che al nuovo giorno poi procederebbero.