Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/265

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libro terzo 261


Nel qual tempio entrati, la reina mostrò a Florio la sepoltura nuova, e disse: «Qui giace la tua Biancofíore». La quale come Florio vide, e le non vere lettere ebbe lette, incontanente perduto ogni conoscimento, quivi tra le braccia della madre cadde, e in quelle semivivo per lungo spazio dimorò. Quivi corsa quasi tutta la cittá, di doppio dolore compunti, facevano sí gran pianto e sí gran romore, che se Giove allora gli spaventatori de’ Giganti avesse mandati, non si sariano uditi. Ciascuno era tutto stracciato e di lugubre veste vestito, e gli uomini e le donne, e quasi tutti credevano Florio morto giacere nelle braccia della reina: per la qual cosa il piangere Biancofiore aveano lasciato, e tutti Florio miseramente piangevano. Ma poi che Florio fu per lungo spazio cosí dimorato, il core rallargò le sue forze, e ritornate tutte per gli smarriti membri, Florio si dirizzò in piè, e cominciò a piagnere fortissimamente, e a gridare e a dire: «Oimè, anima trista, ove se’ tu tornata? Tu ti cominciavi giá a rallegrare, parendoti essere da me disciolta e cercare nuovi regni. Oimè, perché hai tornato il diletto che tu sentivi, parendoti che io fossi morto, in grieve noia, rendendomi la vita? Ora di nuovo sento i dolori che la trista memoria aveva messi in oblio, mentre che tu in forse fuori di me dimorasti» . E, appresso questo, gittatosi sopra la nuova sepoltura, incominciò a dire: «O bellissima Biancofíore, ove se’ tu? Quali parti cerca ora la tua bella anima? Deh, tu solevi giá con lo splendore del tuo bel viso tutto il nostro palagio dilettevole di luce far chiaro: come ora in picciolo loco, tra freddi marmi, se’ costretta di patire noiosa oscuritá? Misera la mia vita, che tanto senza te dura! O dilicati marmi, cui mi celate voi? Perché colei che piú che altro piacque agli occhi miei, mi nascondete? Voi forse insieme col mio nimico padre, invidiosi de’ miei beni, mi celate quello di che piú mi dilettai di vedere, serbando la natura d’Aglauro, con voi insieme d’una qualitá tornata. Ma se gl’iddii ancora vi concedano d’esser lieti ornamenti de’ loro altari, apritevi, e concedetemi che io veggia quel viso che giá assai fiate vedendolo mi consolò, il quale veduto, possa contento prendere