Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/141

Da Wikisource.

mercatante, e ’l compagno suo, e a me, come a loro caro amico, richiedendo aiuto e consiglio, davanti mi presentarono la bella giovane la quale voi cercando andate, e dissermi: "Dario, noi vegnamo delli occidentali paesi, quivi per avventura chiamati da Felice re di Spagna. Di suo patto e nostro per questa giovane tutti i nostri tesori gli donammo, e qui menata l’abbiamo acciò che al signore la vendiamo, e di lei oltre a’ nostri tesori gran quantità guadagnare intendiamo: però ponici in via come questo possiamo ad effetto recare". Le quali cose udendo, io incontanente all’amiraglio nostro signore li menai, e, narratogli la bisogna di costoro, e fattagli venire Biancifiore davanti, tanto gli piacque, che sanza niuno patteggiare comandò che i tesori che costata era a’ mercatanti fossero loro radoppiati, e la giovane rimanesse a lui; e così fu fatto. I mercatanti si partirono, e Biancifiore, rimasa, dall’amiraglio fu fatta mettere in una torre grandissima e bella, qui assai vicina, con altre molte donzelle in simile maniere comperate; e quivi, al fine ch’io vi dirò, essa e l’altre sotto grandissima guardia sono guardate. Sì com’io credo che voi sapete, l’amiraglio di cui davanti parlammo, è suggetto del potentissimo correggitore di Bambillonia, e a lui ogni dieci anni una volta per tributo conviene che gli mandi infinita quantità di tesori, e cento pulcelle bellissime. E egli, acciò che nella grazia del signore interamente permanga, quanto più può s’ingegna d’averle belle e nobili, né alcuna n’è nel mondo che bella sia, la quale per tesoro avere si potesse, che egli a quantità guardasse, ma, che che volesse costasse, e’ converrebbe che sua fosse: e ciò può egli ben fare, però che