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PARTE QUARTA | 165 |
CLVII.
Oimè, disse Griseida, tu m’uccidi,
Ed oltre al creder tuo malinconia
Troppa mi dai, e veggio non ti fidi
Quant’io credea nella promessa mia;
Deh ben mio dolce, perchè sì diffidi,
Perchè a te di te toi la balía?
Chi crederia che uomo in arme forte,
L’aspettar dieci dì el non comporte?
CLVIII.
Io credo di gran lunga sia il migliore
Di prendere il partito ch’io t’ho detto;
Siine contento, dolce mio signore,
E cappiati per certo dentro al petto
Ch’el me ne piange l’anima nel core
Di allontanarmi dal tuo dolce aspetto,
Forse più che non credi o non ci pensi,
Ben lo sent’io per tutti quanti i sensi.
CLIX.
L’aspettar tempo è utile talvolta
Per tempo guadagnare, anima mia:
Io non ti son come tu mostri tolta,
Perch’io al padre mio renduta sia;
Nè ti cappia nel cor ch’io sia sì stolta,
Che non sappia trovare e modo e via
Di ritornare a te, cui io più bramo
Che la mia vita, e vie più troppo t’amo.