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SOPRA DANTE | 137 |
tutto, cioè per lo papale ammanto tutta l’autorità papale: ed è da intender qui, che egli in quelle cose che da Anchise intese, come Virgilio nel sesto dell’Eneida mostra cominciando quivi:
Nunc age, Dardaniam prolem, quae deinde sequatur Gloria, etc.
non udì cosa alcuna del papale ammanto, ma udì cose le quali poi in processo di tempo, come detto è, furon cagione che Roma divenisse sedia del papa, come lungamente già fu. Andovvi poi, cioè lungo tempo dopo Enea, lo vas d’elezïone, cioè san Paolo, il quale non andò in inferno come Enea, ma fu rapito in paradiso laddove tu di’ che io andrò se io vorrò. La qual cosa è vera, siccome egli medesimo testimonia, affermando sè aver vedute tutte cose delle quali non è lecito agli uomini di favellare: e perciocchè Iddio l’aveva eletto per vaso dello Spirito Salito, conoscendo il frutto che delle sue predicazioni doveva uscire, non è mirabile se Iddio di così fatta andata gli fu cortese; e massimamente considerando che egli v’andò, Per recarne, quaggiù tra noi, conforto a quella fede, cristiana,
Ch’è principio alla via di salvazione:
E questo è certissimo, perocchè non possendosi gli alti segreti della divinità per alcuna nostra ragion cognoscere, è di necessità innanzi ad ogni altra cosa che per fede si credano. Sì che ben dice l’autore, la fede cattolica esser principio alla via di salvazione: alla quale ancora debole e fredda nelle menti di molti già cristiani divenuti, san Paolo, con la dottrina appresa nel celeste regno, recò alla nostra fede molto