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140 COMENTO DEL BOCCACCI

Che fu, nel cominciar, cotanto tosta,

cioè subita, in quanto senza troppo pensare aveva risposto a Virgilio, come nel canto precedente appare, pregandolo che il menasse.

Se io ho ben la tua parola intesa.

In. questa terza parte del presente canto, dimostra l’autore, qual fosse la risposta fattagli da Virgilio: nella qual descrive, come e da cui, e perchè e donde Virgilio fosse mosso a dover venire allo scampo suo. Dice adunque, Rispose; a me, del magnanimo quell’ombra, cioè quell’anima di Virgilio, il quale cognomina magnanimo, e meritamente, perciocchè siccome Aristotile nel quarto della sua Etica dimostra, colui è da dire magnanimo, il quale si fa degnò di prendere e d’adoperare le gran cose. La qual cosa maravigliosamente bene fece Virgilio in quello esercizio, il quale alla sua facultà s’aspettava: perciocchè primieramente, con lungo studio e con vigilanza si fece degno di dover potere sicuramente ogni alla materia imprendere, per dovere d’essa in sublime stilo trattare: e fattosene col bene adoperare degno, non dubitò d’imprenderla e di proseguirla in recarla a perfezione. E ciò fu di cantar d’Enea, e delle sue magnifiche opere in onore di Ottaviano Cesare: le quali in sì fatto e sì eccelso stilo ne descrisse, che nè prima era stato, nè fu poi alcun latino poeta che v’aggiugnesse.

Se io ho ben la tua pargola intesa,

cioè il tuo ragionare, il quale veramente aveva bene inteso:

L’ anima tua è da viltate offesa: