Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/183

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SOPRA DANTE 163

vedere qual cagione movesse Virgilio, e perchè del limbo a venire in suo aiuto: perciocchè veduto questo, assai chiaramente si vedrà per qual cagione da lui si rimovesse la viltà sua.

È adunque intenzione dell’autore di dimostrare nella prima parte, che dissi essere da considerare, che quantunque l’uomo peccatore, tocco dalla grazia operante di Dio, abbia tanto di conoscimento ricevuto, che egli s’avvegga essere stato nelle tenebre della ignoranza, e per quello in pericolo di pervenire in morte eterna, e desideri di ritornare alla via della verità e d’acquistare salute, e per questo messo si sia dietro alla guida della ragione, in lui da lungo sonno stata desta; non esser perciò incontanente tornato nello stato della grazia, se altro non s’aopera. E perciò, acciocchè in quella tornar si possa, si vuole insiememente pregare Iddio col Salmista, dicendo: Domine, deduc me in justitiam tuam: propter inimicos meos dirige in conspectu meo viam. tuam: e oltre a questo fare alcune altre cose, secondo la dimostrazione della ragione; e queste sono, come altra volta ho detto, il conoscere pienamente i difetti della vita passata, e di quelli pentersi e dolersi, e appresso nelle braccia rimettersene della chiesa, e al vicario di Dio confessarsene, disposto a satisfare: e questo fatto, potrà veramente credere sè essere nella grazia di Dio tornato, e le sue buone opere essere accettevoli e piacevoli nel cospetto suo, e valevoli alla sua salute. Ma infino a tanto che in questa grazia non è il peccatore ritornato, non può andare per la via della luce, ma va per le tenebre notturne. E