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176 COMENTO DEL BOCCACCI

tunque mostrino nel discriversi aver certe interposizioni di tempo, non doversi poter fare senza la dimostrata interposizione; perciocchè egli è possibile di muovere la divinità, e d’aver veduto ciò che l’autore dee nello inferno vedere, e di pervenire alla porta di purgatorio, e ancora di salire in cielo, quasi in un momento, pare che la contrizione sia grande, e il fervore della carità ferventissimo e intero, come di molti abbiam già letto essere stato.


CAPITOLO TERZO.


Per me si va nella città dolente, ec.

In questo canto ne racconta l’autore come alla porta dell’inferno pervenissero, e come dentro ad essa fosse da Virgilio menato, e quivi vedesse i cattivi miseramente afflitti, e ultimamente pervenissero al fiume d’Acheronte. E dividesi questo canto in due parti: nella prima mostra come alla prima porta dell’inferno pervenisse, e dentro a quella fosse da Virgilio menato. Nella seconda parte discrive quello che dentro dalla porta udisse e vedesse: e comincia: Quivi sospiri, pianti. Adunque nella prima parte, continuandosi a quello che nella fine del precedente canto ha detto, cioè come con Virgilio entrasse in cammino, dice dove pervenne, cioè alla prima porta dell’entrata d’inferno: sopra la quale dice, vide scritto, Per me, cioè per entro me, si va nella città dolente, cioè nella città di Dite, dolente in