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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/200

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180 COMENTO DEL BOCCACCI

da contrarli auspizii, e dal viso di Flaminio consolo turbato, invilite, da Annibale allato al lago Trasimeno essere state sconfitte. Dice adunque di sè l’autore, che vedendo nell’entrata di così dubbioso luogo lieto Virgilio, egli si confortò tutto.

Mi mise dentro alle segrete cose.

Segrete sono in quanto agli occhi mortali manifestar non si possono, perciocchè così i tormenti come i tormentati, e i tormentatori ancora tutti, son cose spirituali e invislbili a noi, e quinci segrete; quantunque gli effetti di quelle, secondochè mostrar si possono per iscritture e per ammaestramenti di santi uomini, tutto il dì ci sieno aperte e palesate.

Quivi sospiri, pianti e alti guai.

Qui comincia la seconda parte del presente canto, nella quale dissi che si descrivea quello che l’autore nella entrata prima dell’inferno avea veduto e udito. E dividesi questa parte in sette; perciocchè nella prima l’autor pone molti dolorosamente dolersi: e nella seconda gli dichiara Virgilio chi questi sieno che così si dolgono: nella terza descrive l’autore la pena dalla quale questi son tormentati: nella quarta dice l’autore, sè aver vedute molte anime correre ad un fiume: nella quinta dice, sè essere a questo fiume pervenuto, e non averlo voluto passare dall’altra parte un nocchiere, che tutti gli altri in una sua barca passava: nella sesta gli apre Virgilio perchè Caron non l’ha voluto passare: nella settima ed ultima mostra 1’autore, sè per un tremor della terra, e poi da un baleno, essere stato vinto e caduto. La seconda comincia quivi: