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194 COMENTO DEL BOCCACCI

più avanti. Il general costume degli uomini pone, li quali, conciosiacosachè tutti siam vaghi di veder cose nuove, sempre oltre alle vedute sospignamo gli occhi.

Vidi gente alla riva d’un gran fiume,

Perch’io dissi, maestro, a Virgilio, or mi concedi, Ch’io sappia quali e’ sono, quelli che io veggio, e qual costume Le fa di trapassar il fiume, parer sì pronte, cioè volonterose,

Com’io discerno per lo fioco lume,

cioè per lo non chiaro lume; perciocchè siccome l’esser fioco impedisce la chiarità della voce, così le tenebre impediscono la chiarità della luce. Ed egli, cioè Virgilio, a me supple rispose, le cose, dello quali tu domandi, ti fien conte, cioè manifeste,

Quando noi fermerem li nostri passi,

là pervenuti,

Su la trista riviera d’Acheronte.

Secondochè scrive Pronapide nel suo Protocosmo, Acheronte è un fiume infernale il quale, dice, che in una spelonca, la quale è nell’isola di Creti, nacque della prima Cerere figliuola di Celio: e vergognandosi di venire in pubblico, per certe fessure della terra se ne discese in inferno. Sotto questa fizione è da intendere questo: Titano e i figliuoli combatterono con Saturno, e presero lui e la moglie; per la qual cosa Cerere figliuola di Celio, perciocchè confortato avea Saturno che non rendesse il regno a Titano, temendo di lui si fuggì in Creti, tanto dolente quanto più esser poteva di ciò che avvenuto era a Saturno, e quivi si nascose. E poi sentendo che Giove aveva vinto Titano, e liberato Saturno e la moglie di pri-