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SOPRA DANTE | 199 |
cioè ardenti e focosi:
Loro accennando, tutte le raccoglie,
In su la sua nave: batte con remo, cioè con quel bastone col quale mena la sua nave, il quale i marinai chiamano remo, qualunque, di quelle anime, s’adagia, a sedere o in altra guisa. Come d’autunno, cioè in quella stagione la quale noi chiamiamo autunno, da mezzo settembre infino a mezzo dicembre si levan le foglie, L’una appresso dell’altra, cadendo, infin che ’l ramo, sopra il quale erano,
Vede alla terra tutte le sue spoglie,
cioè i vestimenti, li quali la stagione gli ha fatti cadere da dosso. Ed è questa comparazione presa da Virgilio in quella parte del sesto libro dell’Eneida, che di sopra dicemmo.
Similemente il mal seme d’Adamo,
il quale fu il primo nostro padre, e del quale noi siamo tutti seme: ma parte di questo seme è buono siccome sono i santi uomini e servanti i comandamenti di Dio, e parte n’è malvagio, siccome sono i peccatori, li quali ostinati nelle loro colpe muoiono nell’ira di Dio: e questa è quella parte che si raccoglie nella nave di Carene. Gittansi di quel lito, cioè d’in su quella riva, ad una ad una, quelle anime dannate, Per cenni, da Caron fatti, com’augel per suo richiamo, cioè per lo pasto mostratogli: Così, raccolte, sen vanno su per l’onda bruna d’Acheronte, E avanti, che sien, queste che pur mo salivano, di là, cioè dall’altra riva, discese,