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SOPRA DANTE | 207 |
ceri: le quali furono l’una nel brutto e sporcinoso modo di vivere che tennero, l’altra nell’oziosamente vivere. E queste si deono intendere; perciocchè i mosconi sono generati da putredine d’acqua e di terra corrotte: e questi intender si deono la rimembranza della loro fastidiosa vita, la quale ora conoscono, e dispiace loro: e dispiacendo, senza prò gli affligge e infesta; sicchè assai bene dimostrano confarsi in questo la pena con la colpa. Le vespe si generano dell’interiora dell’asino similmente corrotte: e l’asino essere inerto, ozioso e torpente animale, assai chiaro si conosce per tutti. E però per le punture delle vespe amarissime, assai bene si dee comprendere, per quelle il morso doloroso della rimembranza della loro oziosità, dalla quale sono dolorosamente trafitti; come apparir può per lo sangue il quale cade dalle punture. Il loro sangue essere da puzzolenti vermini raccolto, ha a rammemorare a questi dolenti, che il sangue generato dalla digestione de’ cibi, li quali usarono vivendo, non nutricò e sostenne in vita corpi umani, anzi putridi e sozzi vermini: per le quali cose, assai bene pare si conformi alla colpa la pena di costoro. E questo basti de’ cattivi aver detto.
Resta a vedere la terza parte, cioè quello che l’autore per lo fiume e per lo nocchiere e per lo caso, che a lui addivenne, voglia sentire. E secondochè io possa comprendere, la sua intenzione è di mostrare come in inferno, oltre al fiume d’Acheronte, si discenda: e questo mostra convenirsi fare passando il fiume, il quale in due maniere trapassarsi descrive. Delle quali dice esser la prima per la nave di Caron, nella quale come