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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/229

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SOPRA DANTE 209

navi e’ navicanti così noi tranghiottisce la circunvoIuzione de’ peccati e della bocca infernale. E acciocchè io faccia fine alle comparazioni, come i fiumi molte volte afflizion pongono, così la nostra vita è piena di tribolazioni infinite: per la qual cosa, per quel medesimo nome chiamar la possiamo che questo fiume si chiama, il quale è Acheronte, che tanto suona in latino quanto cosa senza allegrezza: la quale per certo è del tutto rimossa dalla presente vita, veggendo non essere alcuno, quantunque vecchio, che con verità possa dire, sè avere avuto giammai un dì intero, senza mille angosce più cocenti che ’l fuoco.

E sopra questo è una nave, nella quale dall’una riva all’altra sono l’anime trasportate. È manifesta cosa di legni leggieri comporsi le navi, e quelle, senza molta acqua prendere, sopra essa dimorare: per la qual mi pare si possa sentire le nostre concupiscenze, le quali leggieri e mutabili, non altrimenti per la presente vita trasvolano, che facciano sopra l’onde le navi; e seco d’uno appetito in un altro trasportano coloro, li quali miseramente desiderano; nè prima a riva gli pongono, che in perpetua perdizione gli conducono: come per essa dice l’autore, che Caron trasportava l’anime in perpetua doglia.

È appresso di questa nave nocchiere un demonio chiamato Caron, bianco per antico pelo, il quale nella lettera dicemmo essere stato figliuolo d’Erebo e della Notte. Per lo quale assai apertamente vedere si puote intendersi il Tempo; perciocchè il Tempo fu figliuolo d’Erebo, cioè del profondo consiglio di Dio, II quale creò lui come l’altre cose e non essendo

com. di dante T. I. 14