Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/232

Da Wikisource.
212 COMENTO DEL BOCCACCI

in un’altra, sollecitando, ricordando avvisando li fa scrivere, non lettere, ma vilumi a’ lor compagni: e innanzi tratto sempre con sospetto l’apportate ricevono: ogni vento gli tien sospesi a’ loro navilii: nè si piccolo romore di guerra nasce, che essi incontanente non temano delle mercatanzie messe in cammino: e quanti sensali parlan loro, tauti fan loro mutare animi e consigli. Chi potrebbe esplicare quante sieno le cose, che agli avviluppati nelle cose temporali rompino, turbino, guastino, impediscano i desiderati riposi? Niuna scrittura è che appieno gli potesse mostrare. E così i dolenti, che hanno torto il desiderio della eterna beatitudine alle cose che perir debbono, sono nella presente vita in continua afflizione, e di qui trapassano alla perpetua.

La cagione perchè questo demonio niega di passare l’autore, puote esser questa, perciocchè egli non potrebbe ancora conducer l’autore alla riva opposita, conciosiacosachè ancora venuto non sia l’ultimo dì dell’autore, il quale ancora vivea: e appresso sentiva il demonio, l’autore non essere in disposizione ch’egli volesse passare per dover di là dimorare. E perciò non apparteneva al ministro della divina giustizia, al quale è commesso di trapassare i malvagi, di trapassar similemente quelli che malvagi non sono, e vanno per esser buoni, siccome l’autore andava. E però gli dice,

Più lieve legno convien che ti porti:

volendo per questo mostrare, che quanto la colpa è più lieve, più lievemente trapassi Acheronte. E quelle sono da dir più lievi, le quali talvolta si posson por