Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/250

Da Wikisource.
230 COMENTO DEL BOCCACCI

cioè di trentatrè anni: e lui così creato e fatto alla immagine di Dio, in quanto avea in sè intelletto, volontà e memoria, il trasportò nel paradiso terrestro, dove essendosi addormentato, nostro Signore non del capo nè de’ piedi, ma del costato gli trasse Eva nostra prima madre, similemente di perfetta età: la quale come Adamo desto vide, disse: questa è osso dell’ossa mie, e per costei lascerà l’uomo il padre e la madre, ed accosterassi alla moglie: la qual’è tratta dal suo costato, per darne ad intendere, che per compagna, non per donna, nè per serva dell’uomo l’avea prodotta Iddio: e ad Adamo non per sollecitudine perpetua, e guerra senza pace e senza triegua, come l’odierne mogli odo che sono, ma per sollazzo e consolazione a lui la diede. E comandò loro, che tutte le cose le quali nel paradiso erano usassero, siccome produtte a loro piacere, ma del frutto d’uno albero solo, il quale v’era, cioè di quello della scienza del bene e del male, s’astenessero, perciocchè se di quello gustassero morrebbero: e quindi in così bello e dilettevole luogo gli lasciò nelle lor mani. Ma l’antico nostro nemico, invidioso che costoro prodotti fossero a dover riempiere quelle sedie, le quali per la ruina sua e de’ suoi compagni evacuate erano, prese forma di serpente, e disse ad Eva, che se ella mangiasse del frutto proibito ella non morrebbe, ma s’aprirebbono gli occhi suoi, e saprebbe il bene e il male, e sarebbe simile a Dio. Per la qual cosa Eva, mangiato del frutto proibito, e datone ad Adamo, incontanente s’apersero gli occhi loro, e cognobbero che essi erano ignudi: e fattesi alcune coperture di