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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/253

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SOPRA DANTE 233

altri, de’ frutti delle loro fatiche sacrifìcio a Dio, era costume di Cain, per avarizia, quando eran per far sacrificio, d’eleggere le più cattive biade, o che avessero le spighe vote, o che fossero per altro accidente guaste, e di quelle sacrificare. Per la qual cosa non essendo il suo sacrificio accetto a Dio, come in quelle il fuoco acceso avea, incontanente il fumo di quel fuoco non andava diritto verso il cielo, ma si piegava e andavagli nel viso. Abel in contrario, quando a fare il sacrificio veniva, sempre eleggeva il migliore e il più grasso agnello delle greggi sue, e quello sacrificava: di che seguiva, che essendo il sacrificio d’Abel accetto a Dio, il fummo dello olocausto saliva dirittamente verso il cielo. La qual cosa vedendo Caino, e avendone invidia, cominciò a porlare odio al fratello; ed un dì, con lui insieme discendendo in un lor campo, non prendendosene Abel guardia, Caino il ferì in su la testa d’un bastone, e ucciselo; e quella di Noè. Dispiacendo a Domeneddio l’opere degli uomini sopra la terra, e per questo essendo disposto a mandare il diluvio; conoscendo Noè essere buono uomo, diliberò di riservar lui, e tre suoi figliuoli e le lor mogli, e ordinogli in che maniera facesse un’arca, e come dentro v’entrasse, e similemente quanti e quali animali vi mettesse: e ciò fatto mandò il diluvio, il quale fu universale sopra ogni altezza di monte, e tra ’l crescere e scemare perseverò nel torno di dieci mesi. Ed essendo pervenuta l’arca, la quale notava sopra l’acque, sopra le montagne d’Erminia, e non movendosi più per l’acque che scemavano, aperta una finestra, la