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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/264

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244 COMENTO DEL BOCCACCI

meritarono l’eterna gloria, la quale Iddio concede per merito a coloro che avendo rispetto a lui adoperan bene; ma nondimeno perciocchè bene adoperarono, e dispiacque loro i vizii e le mal fatte cose, quantunque il rispetto per ignoranza non fosse buono, pur pare che essi di ciò alcun premio meritino: il quale è, secondo la intenzion di Virgilio, che la giustizia di Dio renda loro, in sofferire che essi per fama vivano nella presente vita; perchè bene dice esso Virgilio, che la loro onorata nominanza, delle operazioni bene fatte da loro, acquista grazia nel cielo, la quale concede loro lume, dove agli altri nol concede. Intanto voce fu. Dissi qui cominciare la seconda parte della seconda principale, nella qual mostra Virgilio essere stato da quattro poeti onoratamente ricevuto: e dice, Intanto, cioè mentre Virgilio mi rispondeva alla domanda fatta, come di sopra appare, voce, a differenza del suono. È la voce propriamente dell’uomo, in quanto esprime il concetto della mente quando è prolata; ogni altra cosa per la bocca dell’uomo, o d’alcun altro animale, o di qualunque altra cosa, è o suono o sufolo: e questi suoni hanno diversi nomi, secondo la diversità delle cose dalle quali nascono, fu per me, cioè da me, udita, così fatta:

Onorate l’altissimo poeta;

e questa, per quello che poi segue, mostra che detta fosse, di chi che se la dicesse, a quelli quattro poeti che poi incontro gli si fecero. Ed assai onora qui Dante Virgilio in quanto dice, altissimo, il quale adiettivo degnamente si confà a Virgilio, perciocchè egli di gran lunga trapassò in iscienza ed in arte ogni